di Federica Fanelli
“Ti aspetto alle quattro al Caffè della Piazza, a Seravezza” al telefono ha detto così, come se fosse la cosa più normale del mondo. Io non sapevo neanche cosa fosse Seravezza e quando l’ho cercata su internet ci sono rimasta un po’ male: paesino sperduto della Toscana, della “Versilia storica” per la precisione, che attualmente conta dodicimila trecento quindici abitanti. Un provinciale quindi, buono a sapersi. Se non fosse stato per sposarmi, in effetti, neanche io sarei mai uscita dal mio quartiere. Avrò preso da lui, e chissà cos’altro, sicuramente i denti accavallati e il morso incrociato perché nessun dentista se li è mai spiegati. Sono partita in anticipo, decisamente troppo in anticipo: errore tipico di chi non viaggia. E io che pensavo a chissacchè, uno spagnolo magari, o un portoghese… e invece no: Versilia storica, era tutto qui.
Questa galleria è eterna, non finisce più. Si sta bene qui sotto. Tutto il resto è fuori e non può raggiungermi. E pensare che a Giovanni le gallerie fanno paura, corre sempre come un pazzo per uscirne il prima possibile, per schiantarsi su tutto quel resto che è fuori. Non era per niente d’accordo che venissi, ha paura che la cosa mi turbi. “Sono cose che finiscono bene solo nei film americani” ha detto. Un po’ ha ragione, non ha alcun senso. Alla mia età poi… è vero, ne ho fatto a meno finora e potrei continuare. È che sono curiosa. Non è niente del tipo “rincorrere l’affetto mancato, recuperare il tempo perduto, elemosinare amore…”, è pura curiosità. Ai ragazzi comunque non ho detto niente, sai che aspettative sennò… meglio di no, l’ha detto anche Giovanni “se proprio devi andare, almeno non mettere in mezzo i nostri figli”. Nel peggiore dei casi avrò perso una giornata. Come se ne avessi tanto, di tempo da perdere. Sarebbe proprio bello se fosse eterna e non finisse più, questa galleria.
Sono quasi arrivata ed è solo mezzogiorno. Potrei uscire qui e fare un giro a La Spezia, Giovanni ci si è fermato a pranzo l’estate scorsa e ha detto che non è un granché ma c’è un gran bel porto, maestoso e militare. Potrebbe essere un militare, o un marinaio, un capitano! Un capitano che dopo aver navigato il mondo ha deciso di ritirarsi nella “Versilia storica”. Ci saranno dei capitani civili da queste parti? Mi dispiacerebbe se fosse un militare, non gli piacerei per niente. Perché dovremmo piacerci poi? Statisticamente ci sono pochissime probabilità che due estranei si piacciano, al primo incontro poi è praticamente impossibile. Spero tanto che non parli un dialetto. Sarà già abbastanza strano in italiano, in un dialetto che non conosco non vedo proprio come potremmo uscirne. Di già a Carrara. Sarebbe fantastico se fosse uno scultore, ho sempre avuto un debole per gli scultori, andremmo di certo d’accordo. Giovanni dice che mi piacciono le sculture brutte, che ho il gusto dell’orrido. Anche un marmista mi piacerebbe, o un eroico cavatore. Ho letto su Wikipedia che anche Seravezza ha le sue cave di marmo: dev’essere senz’altro un cavatore. Un cavatore col morso incrociato. È un miracolo che sia vivo e che io stia andando ad incontrarlo. Ecco, devo uscire qui. Versilia e basta, senza “storica”.
Devo fermarmi, ho la gamba intorpidita e sono cinque ore che non fumo. Chissà se lui fuma. Magari è un non fumatore o, peggio, un ex fumatore. Uno di quelli che agitano le mani per scacciare il fumo. Avrei dovuto prendere la mia macchina, ma Giovanni ha insistito tanto, “questa è più sicura” ha detto. Sicura sarà sicura, ma è terribile per i nervi. Cinque ore di viaggio e neanche una sigaretta. Sono così tanto in anticipo che potrei fumare un pacchetto adesso e far finta di essere una non fumatrice dopo, nel caso fosse uno di quei terribili ex fumatori. Un militare ex fumatore coi denti accavallati. Si potrà parcheggiare in questa strada? Dio che mortorio, me la immaginavo più viva Forte dei Marmi. Con i colori che hanno le case qui, potrebbe tranquillamente essere un imbianchino. Rosino, giallino, azzurrino, verdolino, il lavoro agli imbianchini sicuramente non manca. Non ho mai visto un imbianchino non fumatore. Un costruttore sennò, o un giardiniere. Sarebbe strano, non sono mai riuscita a far sopravvivere una pianta in tutta la mia vita. Sarà tra le cose che non ho preso da lui? Caffè disgustoso e tabacchi sforniti, benissimo. Ho tempo di andare a vedere il mare?
Questa spiaggia è lunghissima, non ci sono spiagge così lunghe da noi. Fumo una sigaretta e guardo una ragazza che corre dietro a un bambino, lo raggiunge e lo blocca, solo un attimo, prima che scappi di nuovo. Mi sembra che la sua corsa duri in eterno, che questa spiaggia chilometrica non arrivi mai da nessuna parte.
Avrà la tosse, sicuramente ha la tosse e il pediatra le ha detto di portarlo al mare. Quante volte l’ho fatto, ”lo iodio” dicono “lo iodio apre i polmoni signora, gli faccia respirare l’aria di mare e vedrà che gli passa”. Lo iodio con i miei figli non ha mai funzionato. Stavamo al mare per settimane e la tosse non passava mai, o meglio, se la passavano tra di loro. E la noia, la noia del mare fuori stagione, la solitudine di quella brutta casa in affitto. “Non capisci la fortuna di avere questa possibilità, è un amico, ci fa un buon prezzo” e quando finalmente tornavamo a casa stanchi, nervosi, tossendo tutti e tre “Vi trovo in gran forma, vi ha fatto proprio bene l’aria di mare. Se fosse stato per te sarebbero morti, con questa mania di non fidarsi dei medici”. Se fosse stato per me sarebbero morti? Se fosse stato per me sarebbero nati? Dio, devo tornare a casa. Devo assolutamente tornare a casa.
Ma che pensavo di fare? Aveva proprio ragione Giovanni: un’idea insensata. Ha sempre ragione, Giovanni. Ma perché non l’ho ascoltato subito? E adesso come glielo dico che aveva ragione lui, che era un’idea scema, che mi ha turbata, che non ce n’era bisogno, che sto bene così, che non mi manca nulla, che non mi manca qualcuno che pensi a me, che non mi manca una casa, che non mi manca un lavoro, che non mi manca una famiglia… che mi è mancato il coraggio e sono tornata indietro. Ho perso una giornata e con tutte le cose che devo fare… si arrabbierà Giovanni? Spero tanto che non si arrabbi. Spero tanto che non mi dica di nuovo che l’ho deluso, che lo devo ascoltare, che devo dargli retta, che ci pensa lui. Dio questa galleria è eterna, non finisce più e mi manca l’aria. Voglio vedere il cielo, ho bisogno di vedere il cielo. Sarebbe proprio bello se finisse subito, questa galleria.
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