Questo mediometraggio presentato al Festival dei popoli rappresenta il primo tentativo di una certa importanza a livello internazionale del gruppo Mafi.
Girato da 16 registi che hanno adottato la cifra stilistica dell’inquadratura fissa, il film ci racconta, con una certa ironia nel montaggio, il processo di depoliticizzazione del Cile durante la campagna elettorale del 2013, che in un certo modo ricorda non solo i meccanismi mass mediatici dell’Italia, ma probabilmente di tutto l’occidente.
La filosofia che ha ispirato la costruzione di ogni inquadratura ha un valore polifunzionale, perché da una parte ci mostra l’iter politico dei vari candidati alle presidenziali, dall’altra mette a nudo il sempre più crescente distacco fra rappresentazione del potere ed elettorato vero e proprio.
In una delle prime scene assistiamo alla ripresa di un programma televisivo atto a presentarci i vari candidati. Quel che vediamo è in primo piano la nuca di un operatore che controlla sullo screen della telecamera il presentatore televisivo, con tutti gli zoom e gli stacchi che andranno poi effettivamente in onda, mentre sullo sfondo assistiamo all’esibizione reale, messa a nudo, del presentatore stesso. Già da questo momento il film dichiara il suo intento parodistico, smascherando come la propaganda televisiva dia una rappresentazione fasulla delle reali problematiche del paese.
I manifesti elettorali, allora, ci saranno mostrati coi loro slogan populisti al centro di uno scenario di degrado urbano. I comizi avranno come sequenza successiva degli operai che ripuliscono lo spazio pubblico dagli annunci politici illetici.
I vari candidati difficilmente sono mostrati in modo diretto, ma si ricorre sempre alla rappresentazione tramite uno specchio, all’interno di un camerino mentre ci si prepara per la diretta tv, oppure tramite la tecnologia, o in un più ampio scenario dove il protagonista dell’immagine è rappresentato da qualche altro elemento, proprio per sottolineare come la politica si sia nascosta sempre più in bella vista dietro al marketing che non permette al cittadino, nel momento delle elezioni, di trovar confermata la propria volontà tramite il voto. Ecco perché il film ci conduce alla conclusione delle elezioni con i seggi simbolicamente vuoti, fatto che determina il rischio di un annullamento o di una vanificazione del voto stesso in quanto a rappresentanza effettiva dei cittadini. Così quel che rimane di un politico trasfigurato dalla televisione non è altro che un simulacro costruito sopra una piramide di slogan virtuali.
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