di Lorenzo Fantoni
Coso ha da tempo imparato che il modo migliore per superare indenne il liceo sarà calcolare con la precisione del chimico ogni parola, esternazione, dimostrazione d’interesse per non apparire mai come quello a cui piace qualcosa di fuori dalla norma.
Come in una lunghissima partita a Magic contro l’umiliazione pubblica, ogni mossa va calcolata con precisione e per sicurezza meglio nascondere anche il mazzo di Magic, anzi non parlare proprio di Magic, fantasy, stregoni o draghi, fumetti, videogiochi. A meno che non ne parlino prima gli altri, allora ok, ma comunque senza dimostrare troppo entusiasmo, che l’entusiasmo è da sfigati, i veri duri hanno l’aria un po’ annoiata dalla vita come quel tizio là che si è ammazzato tempo fa: Kurt Cobain.
La vita di Coso è una vita di rimbalzo, di risposta, in cui tutto ciò che ha dentro può uscire solo se fuori prima trova il suo gemello, come nel gioco dove devi trovare due tessere uguali per toglierle dal tabellone.
È talmente amorfo e plasmabile che non ha neanche un soprannome, è semplicemente Coso.
Una volta per sbaglio si è lasciato sfuggire con un compagno che era andato bene in una interrogazione “oh, hai fatto un 20 naturale! Successo critico” e quello lo aveva chiamato “testa a dado” per una settimana ridendo col resto della classe.
Mai abbassare la guardia Coso, mai.
Per fortuna Coso di Mortal Kombat può parlare perché, anche se è un videogioco, ci sono il sangue e la violenza e quelli sono argomenti certificati da veri duri. Quando gioca con gli amici però evita sempre di menzionare che si è imparato a memoria tutte le mosse e le fatality cercandole nelle riviste e incollandole in un libretto pieno di trucchi e segreti dei videogiochi che tiene sempre a portata di mano. Quello non deve uscire, perché non ha visto nessuno che ce l’ha. Sta in un cassetto della sua cameretta, accanto a un quaderno dove finge di essere uno che scrive di giochi.
Tuttavia, se durante educazione fisica fa finta di lanciare una palla di ghiaccio tipo Sub Zero è ok, se dice “FATALITY” quando qualcuno inciampa è ok.
Se butta là per caso che al cinema danno il film di Mortal Kombat è assolutamente ok. È un film, ci sono le botte, c’è la colonna sonora di techno martellante che urla “MORTAL KOMBAAAAAT!” super ok, ci mancherebbe. Però occhio a non prendere le bomboniere al bar del cinema, al massimo i popcorn, le bomboniere sono per le donne e gli sfigati.
In sala ogni mossa viene accolta con ovazioni, lanci di oggetti, fischi e risa, Coso non si è mai sentito così a suo agio. Possibile che quella gente ami le sue stesse cose quanto le ama lui? E allora perché non lo dicono? Perché ogni volta che apre qualche crepa nella sua difesa ci mettono il piombo fuso?
Sullo schermo Liu Kang e Johnny Cage improvvisamente si trovano di fronte a una specie di lucertola antropomorfa che li attacca e poi finisce dentro una statua che sembra inglobarla per assorbire la sua energia vitale.
In sala cala un breve momento di silenzio mentre decine di cervelli adolescenti cercano di capire cosa sta succedendo.
“Ma chi è questo?”, “Ma che personaggio era?”, “Oh, ma hanno messo un lottatore nuovo?”
Tutti fanno spallucce.
Tutti tranne Coso.
Sarà il testosterone che parla, sarà l’entusiasmo elettrico di migliaia di ragazzini che guardano attori di scarso livello che si picchiano sotto lo sguardo benevolo di Christopher Lambert, sarà che quel giorno si è rotto i coglioni di giocare in difesa, ma prima di poter riflettere Coso è in piedi con un dito puntato verso lo schermo e urla.
“È REPTIIIILEEEEEEE!!!”
Tutti si girano verso di lui a bocca aperta.
Sullo schermo la voce del videogioco gli dà ragione e Reptile comincia a menarsi con Liu Kang accompagnato da una musica martellante.
Non sa ciò che succederà, ma sa che ne è valsa la pena.
Rispondi