Mi sono laureato nel marzo 2016 e nonostante si parli solamente dell’anno scorso mi sembra siano passati vent’anni – all’incirca la mia età. Ad essere sincero, non saprei dire se la sensazione d’inedia che s’impadronì di me quando rientrai in casa, la sera dello stesso 7 marzo, scaturisse da un istinto comune a tutte le bestie – quel sentimento tipico di quando si raggiunge un obiettivo che è stato imposto, anziché scaturito dal proprio desiderio –, oppure se direttamente dalla visione, svariati anni fa, di uno di quei film che seppi all’istante mi avrebbe cambiato la vita: Il laureato di Mike Nichols. Se la paternità di quel sentimento non mi era chiara – non era chiaro se venisse prima l’uovo o la gallina, per intenderci –, certa invece era la conseguenza di tutto ciò: un grande senso di smarrimento, visto che avevo in mano un attestato a cui tutti guardavano con ammirazione ma che non valeva un centesimo delle conquiste umane e morali a cui io, invece, ero arrivato negli anni, e a cui nessuno aveva attribuito mai un accidente di nulla. Così mi ritrovai improvvisamente nei panni di Benjamin Braddock.
E allora quanto ti ho compreso, in quel momento, Ben! Quanto ho capito il perché hai mandato a puttane il matrimonio Robinson, e le espressioni spente in ogni fotogramma, e il cinema a luci rosse; e ho anche capito perché, nel momento in cui hai intravisto in Elaine una via d’uscita a tutto questo, l’unica via d’uscita possibile, hai virato bruscamente, risvegliandoti e volendo svegliare anche lei; l’hai inseguita in tutti i modi, sudando e correndo nella polvere, spaccandoti le mani sulle porte, come fanno i poeti dalla notte dei tempi, scalzando i sigilli della religione e dei dogmi, le porte della Chiesa, prendendo a pugni le file di coloro che pensano bene e stanno nel giusto, milioni di laureati, gridando con quanta forza avevi nel cuore prima di accettare la rassegnazione e ammettere di poter perdere ciò che, fin dal principio, ognuno ha sognato di raggiungere. Lo capii allora, Ben. Quella sera del 7 marzo quando mi coricai da solo nel letto di camera mia, in casa della madre, e pensai alla mia Elaine e al momento in cui saremmo partiti seduti insieme sui sedili posteriori. E infine avremmo sorriso.
Allora mi addormentai, contento, e ringraziai Benjamin Braddock ed Elaine Robinson nell’intimo del mio animo, e non incorniciai mai il diploma.
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