di Viola V. Giacalone
Qualche giorno fa discutevo con la mia amica Xin a proposito di Tinder.
Da quando vive a Parigi, ha avuto due “date”: il primo con un ragazzo amante del BDSM (che ancora non ho capito cosa significhi) con cui è andata male; il secondo con un ragazzo con cui non è andata molto bene, ma le ha comunque chiesto di dare da mangiare al suo gatto mentre era via per lavoro.
Il gatto si chiamava Tolstoij. In entrambi i casi, lei li aveva invitati al cinema: “Fidati, fissaci al cinema. Se va male per lo meno hai visto un buon film”. La sua idea mi è parsa interessante, visto che da mesi ho Tinder e anche se parlo con tante persone, non riesco mai a trovare una ragione per cui incontrarle.
Da qualche tempo parlo con uno scrittore che si chiama Charles: nonostante io continui a ripetermi che si tratti di una persona affascinante, l’unica cosa che riesce a fare è chiedermi è di mandargli dei nudes, che prontamente non mando. Non so dunque cosa mi sia preso quando gli ho proposto di accompagnarmi a vedere Love streams di Cassavetes a “Le Champo”.
Dovete sapere che Le Champo è un cinema magico e un porto sicuro. Si trova all’angolo tra la Rue des écoles e la Rue Champollion, una stradina minuscola ricolma di cinema (ce ne sono altri due: tantissimi), e ha una bella insegna al neon che è come un faro nella notte oscura. Per dirvi, Truffaut lo chiamava “il quartiere generale”.
Nacque nel 1938 nei locali di un’antica libreria universitaria.
Nel 1941 andò a fuoco per un incidente nella cabina di proiezione.
Nel 1955 si arricchì di un’altra saletta, comprata al proprietario di quello che prima era un fumoso cabaret sotterraneo.
Nel 2019 ci sono andata a vedere Love Streams da sola, dopo essermi fatta dare buca all’ultimo minuto da un quarantenne sconosciuto.
Pioveva quella sera e prima di entrare in sala sono andata al Reflet a mangiare delle patatine fritte, con il cuore gonfio di risentimento per Charles.
Ho pensato alla prima volta che andai a Le Champo. Erano i primi giorni di settembre e i corsi all’università erano appena iniziati. Ricordo di essere passata lì davanti verso le 10 del mattino e aver visto che davano Il Disprezzo di Godard.
Pensai che fosse giusto saltare la prima giornata di scuola per vedere un film (Le Champo è quel genere di cinema). Eravamo in tre, sudati, faceva un caldo disumano e forse a causa del senso di colpa per aver saltato i corsi, Il Disprezzo non mi piacque. Mi portai a casa solo il blu del mare di Capri.
Sotto la pioggia di stasera, quel giorno mi pare un sogno. Ho visto Love Streams e mi è piaciuto da impazzire. John Cassavetes non fa altro che baciare tutti in bocca e dirgli “i love you” e Geena Rowlands continuava a chiedere a chiunque: “secondo voi l’amore è un flusso ininterrotto?” Ha un marito che non la ama e una figlia mostruosa che hanno obbligato a partire, ma alla fine torna a casa da loro e li perdona.
Non gliene voglio a Charles. Lui vuole solo dei nudes e chissà quante volte l’ha visto questo film. Ho fatto qualche sospiro e sono tornata a casa a piedi. Poco male, mi innamorerò un’altra volta.
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