Ho sempre invidiato le mucche con tutta la loro rassegnazione e la coda che sventola a destra e a sinistra per allontanare le mosche e la bocca che biascica erba ininterrottamente e i muggiti lanciati contro il sole e la lingua ruvida che lecca zollette di zucchero, quasi quasi fosse una giraffa, una capra, un piccolo gatto sterile. La mucca non è altro che tutto quello che non riesco ad essere: è pacifica, a posto, ok, una tipa giusta, fa le cose come devono essere fatte e mastica a bocca chiusa e parla in modo yea. Avete mai visto se per caso la mucca sbavi? O l’avete mai sentita ruttare? Si scaccola mentre aspetta che scatti il verde? Si arrabbia quando qualcuno la tratta male?
Ho sempre invidiato le mucche, con quella pelle dura e la coda che sventola a destra e a sinistra e la sua mancanza di pudore quando gli escono dal culo grosse palle di merda e quei grossi piercing al naso, il cartellino giallo che identifica la qualità della carne spillato su un orecchio, una cinquantina di bistecche sulla schiena, ma la mucca rumina pacifica e scodinzola e ogni tanto guarda il mondo con quelle grosse pupille nere, l’iride marrone, le sopracciglia bovine, muggisce e rumina, di quando in quando un toro se le scopa e loro continuano a masticare a bocca chiusa. A bocca chiusa. Mi sembra di impazzire.
Ho sempre invidiato le mucche con la loro capacità di costituire un branco, stringere le fila, farsi coraggio a vicenda, e poi, come se nulla fosse, poltrire in mezzo alla strada mentre autobus indiani suonano il clacson. Se le galline, durante gli attacchi di panico, corrono proprio contro le tue ruote, le mucche ti guardano senza spostarsi di un millimetro, ti ci potresti schiantare contro e a loro non gliene fregherebbe nulla, non come noi umani che quando qualcosa ci si avvicina ci saltano i nervi o ci viene da piangere o cominciamo a blaterare o camminiamo su e giù, maledicendo, preparando vendette, scrivendo poesie, lanciando baci. La mucca è uno stato d’animo. La mucca è un’idea.
Ho sempre invidiato le mucche che ti guardano dall’altra parte della staccionata senza spostarsi neanche un po’, nel caldo estivo di un pascolo montano: non hanno nessuna fretta di andare da nessuna parte. La loro calma, la loro pazienza, la loro fottutissima lentezza mi manda fuori di testa, perché invece noi umani siamo sempre così presi dall’ansia, dalla fretta, dalla paura? Ma come lo impieghiamo il nostro tempo? Ma dove stiamo correndo?
Ho sempre invidiato le mucche che camminano scalze sopra ai fiori. Hanno gli zoccoli, è vero, però di fatto sono scalze. E se le frusti loro spingono l’aratro. Alle mucche basta ruminare per essere felici. Le mucche sono un ideale, un’utopia, un progetto di vita. Se l’uomo fa AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHH!, allora la mucca fa MUUUUUUUUUUUUUUUUU!
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