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In fuga dalla bocciofila

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Il ragazzo gioca bene | Tre lettere di un vecchio attore a sua figlia

17 Gennaio 2023 di simone lisi

Cara Jennifer,
So che penserai che sono vecchio nello scrivere una mail e non un comodo messaggio, ma il tuo papone è una forza del passato. Per me, capisci bene, anche questa lettera rappresenta il segno dei tempi moderni. Sono iniziate le riprese del film, abbiamo girato qualche scena soltanto, ma già sono completamente calato nella parte. Per certi versi è come vivere un deja-vu, la parabola dello sportivo decaduto, io questo film l’ho già fatto, forse lo hai pure visto e forse, ma magari me lo hai detto solo per farmi contento, ti era persino piaciuto. O almeno il finale. Era davvero un gran finale. Comunque. Ho incontrato il calciatore, quello a cui il film è ispirato. Ci siamo trovati bene, o almeno credo, lui non parlava una parola d’inglese. Ci siamo incontrati in un posto che si chiama Indicatore. Ma Indicatore di cosa? gli ho chiesto, dopo un po’ che stavamo lì a bere un vino bianco e sudavamo freddo, io e lui. Non ha saputo rispondermi. Abbiamo effettivamente qualcosa in comune, forse il nostro naso, un naso da antichi senatori romani, da guerrieri greci, o forse solo da ex-cocainomani, ma magari sono io che sbaglio e che qui in Italia, anche qui all’Indicatore che è un posto periferico molto brutto, vedo grazia ovunque. Ciao Jennifer, spero che tua madre stia bene, il tuo papà è lontano ma ti pensa sempre.


Cara Jennifer,
le riprese continuano, la produzione crede molto in questo film. Il cast è stellare, sembrano tornati gli anni Novanta, forse il produttore deve riciclare dei soldi della mafia, mi hanno vagamente accennato a dei bonus che lo Stato italiano avrebbe stanziato per rilanciare il cinema, ma perché poi voler girare un film su quest’uomo? Si chiama Francesco, a me questo nome fa sorridere e fa pensare al Santo che parlava con gli animali. E in un certo senso è proprio così, anche lui parlava con gli animali della notte. Penso che, come me, si sia divertito molto all’epoca, era un calciatore che sarebbe potuto diventare il più forte di tutti i tempi, sembrava destinato a diventare un dio, ma è caduto, come l’angelo prediletto. Le riprese procedono a rilento, il regista è un italiano depresso che non sopporta l’accento delle persone di qua, quindi ha scelto un cast di attori internazionali. Il giovane Francesco lo interpreta una star che forse piace anche a te, tutte le ragazzine vogliono farsi le foto con lui, invece a me non mi riconosce nessuno, ma non importa. Credo di aver capito che il regista ha intenzione di ricostruire tutta la zona tra Signa e Isolotto in uno studio di Los Angeles, anche il porto di Genova, tutto finto, tutto in cartongesso, perché dice che l’Italia lo intristisce, e quindi cara Jennifer, forse molto presto rivedrai il tuo papà. Ti scrivo presto


Cara Jennifer,
come sta la mia bambina? Il film si è bloccato, siamo a Los Angeles già da due settimane, scusa se non mi sono fatto sentire prima, ma ero triste, come il regista italiano. Prima ha deciso di fare recitare me, poi ha cambiato idea e ha fatto arrivare Francesco dall’Italia per recitare il ruolo di se stesso, ora sembra propenso per rifare tutto da capo con il computer, tutto finto, dando il ruolo del protagonista a un’animazione digitale di Marlon Brando. Dice che è più adatto. Possibile. Il regista italiano sarà anche il genio assoluto che dicono, ma disprezzo la sua indolenza e ho smesso di parlarci. Mi godo il sole della California. Ho rivisto Francesco, anche lui sembra deluso, dopo l’entusiasmo che sembrava attraversarlo nei primi tempi, ora mi sembra che abbia solo voglia di tornare a casa, in quel triangolo tra Signa, l’Indicatore e l’Isolotto che secondo lui è il posto più bello al mondo. Non è chiaro quando potrà partire. Il giovane attore è andato via, aveva da girare altre cose. Ci siamo incontrati una sera, con Francesco, in un bar di Long Beach ed è venuto fuori che qualcuno aveva un pallone da calcio. Ci siamo messi a palleggiare nel parcheggio, io e lui, mentre dietro di noi il sole scendeva nel mare e sembrava quasi di vedere le luci di San Diego che si accendevano. Non c’era molto da dire, seguivamo il pallone con lo sguardo, il rumore quando batteva sull’asfalto, e non ci siamo accorti che intorno a noi era diventata notte fonda.

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Postato in: Sono figo solo io Tag: dazn, francesco flachi, simone lisi Fai un commento

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