di Pierluca D’antuono
Il buco, la roba, la linea, due linee, il buchino, lo schizzo, il saraceno, il pezzo, l’ero, il ferro, una dose, la dose, il lattosio, la roba, la robba, il fero, il mannitolo, il biondo, la sola, la clinica a Londra, che moccolone, la roba, la robba, la rota, la ruota, la scimmia, hai mai pensato di smettere? A noi i casini ci rimbalzano, la scimmia, er cook, er palletta, l’ero, va a ero, il nettare, l’acacia, la botta, che botta, what a bad trip – indeed, svoltiamo, uno strappo, la prima pera, il primo schizzo, uno schizzo, un buchino, il flash, il metallo, le spade, la spada, un buchino, da cinque, da due, da uno, un’insulina, trentamilalire, due linee, trentamilalire, una linea, trentamilalire, la linea, una linea, un fiorino, la farma, due stecche, tre stecche, le stecche, abbumare, basare, la bonza, che bonza, che toffa, che flash il sottone, indeed, che flash, what a bad trip, indeed, what indeed, immagina che flash all’improvviso prima del 2000 saremo tutti marci, ma intanto si è smesso.
(Il magazzino è quello di Iannuzzi, la roba gliela portano venerdì sera alle dieci. C’è un telefono in macchina, squilla, rispondono. Anche questi stronzi del bar hanno fatto bucare i cucchiaini da caffè, saranno stanchi di farseli rubare? Lo sceriffo non aspetta, devi pagare subito. Ce lo sai.)
(Arrestarono Paolo Morandini a giugno, o forse era fine maggio, il giorno stesso o quello dopo? Aveva già finito da un pezzo la sceneggiatura di Tunnel, Tobagi era stato giustiziato, Barbone aveva parlato, il film sarebbe uscito entro l’anno. Noi ricordavamo i reportage di Joe Marrazzo da Verona, i lacci emostatici trasmessi in erezione dalle telecamere di Rai 2 nei tinelli dei castelli romani, poi Massimo Pirri portò l’eroina in sala, fu il primo a farlo, indeed, come aveva già fatto con le Brigate Rosse, tre anni prima. Nel 1985 Paolo Morandini fu scarcerato. Si era pentito pure lui. Fece lo stesso quando si ritrovò davanti al film più bello della storia del cinema da vedere a Roma o Milano, tra un incontro clandestino di omogeneizzazione e il casting di Helmut Berger e Corinne Clery?)
(Sono trascorsi trentasette anni. Noi siamo stati i primi. Siamo tornati a casa, vuol dire sbagliare, abbiamo fatto la strada più lunga, non abbiamo riconosciuto la traversa giusta, una donna ci ha fissati eccezionalmente finché le abbiamo chiesto una ragione, guardi le abbiamo detto che non siamo poco di buono, se permette la accompagniamo, e allora è andata via senza voltarsi, è successo di nuovo, ci accompagni lei allora, siamo rimasti soli a fissare queste mani che non riusciamo più ad affrontare, poi abbiamo cercato in terra dei soldi per mangiare, a Guasconi riesce sempre, neanche che s’impegni più di tanto, abbiamo fatto tardi qualsiasi cosa avessimo da fare, era notte tiepida ma abbiamo tirato su il bavero della giacca che dal freddo tremavamo, e camminavamo con una scopa tra le gambe, ma tanto non c’era nessuno a guardare, è stato davvero più facile, della nebbia ci è sembrata fosse apparsa, che periodaccio difficile da sorvolare, il bar sotto casa era ancora aperto, abbiamo preso due martini uno dopo l’altro e abbiamo fumato dentro, abbiamo chiesto il permesso, un gruppo di ragazzi più o meno eterogeneo bivaccava al di là dell’entrata, ci siamo riscoperti a guardarli così intensamente di fronte all’idea che noi fossimo per loro nessuno tra i tanti, è ciò che fa più male, a casa noi non siamo mai soli, sempre vicini a mangiare insieme nelle stesse stanze, dormiamo coricati fianco a fianco e la porta del bagno è sempre aperta, per noi che il tempo è collettivo non esistono ansie né angosce, scorre rapidamente, non teniamo orologi in casa né specchi né chiavi, guardiamo insieme la televisione e ci piacciono le stesse ballerine, i gusti in pratica sono equivalenti e mentre uno di noi proprio deve uscire, non potrebbe altrimenti, ci incoraggiamo sinceri a vicenda, non aver paura ragioniamo sereni, tra non molto sarai di nuovo qui con noi a casa, questa nostra splendida casa, tornare a casa è sempre un piacere, corrisponde a un dovere, metti riscoprire l’indimenticabile conforto e le antiche emozioni, sebbene per un attimo fossero state accantonate, può durare più di una settimana? Questo lo sai dipende solo da te, noi non possiamo aiutarti. Non siate cattivi con me, sono tornato per restare, non andrò mai più via)
Il buco, la roba, la linea, due linee, il buchino, lo schizzo, il saraceno, il pezzo, l’ero, il ferro, una dose, la dose, il lattosio, la roba, la robba, il fero, il mannitolo, il biondo, la sola, la clinica a Londra, che moccolone, la roba, la robba, la rota, la ruota, la scimmia, hai mai pensato di smettere? A noi i casini ci rimbalzano, la scimmia, er cook, er palletta, l’ero, va a ero, il nettare, l’acacia, la botta, che botta, what a bad trip – indee
(Vedi Marina, io preferisco ricordare i momenti più semplici, quelli in cui non capivo più niente, quanto tempo è passato così in assoluta incoscienza e allora qual è il problema? Mi sono divertito e non ho mai sofferto, poi abbiamo cominciato a pensare che fosse tutto sbagliato, e allora abbiamo complicato i piaceri e ci siamo assuefatti in un attimo a certi rituali momenti che fino ad allora erano sacri e coinvolgenti, distraenti, avvolgenti, muschiosi e divertenti, dai divertenti, in fondo chissenefrega di certi sprechi, l’importante per me era non vomitare, adesso ti sai dire felice?)
(Tu credi che quelli fossero i momenti più semplici proprio perché non capivi niente e devo proprio ricordarti quando e quanto soffrivi un sacco quei momenti che ora svanisci? facile così eh, tra l’altro vomitavi lo stesso quasi ogni sera. Bugiardo. Cretino. E codardo)
È sbagliato. Tutto.
Sono già le quattro.
(Un giorno ti fissasti a guardare quattro operai di fronte casa, la nostra casa, la notte era più scura e fredda e loro lavoravano coperti da scialli Sarajevo, sono passati quindici anni, avresti voluto aiutarli, quanto tempo hai impiegato per capire che da quella finestra non ti avremmo lasciato uscire, era troppo tardi e non ci andava di mandarti in strada da solo, la città a quest’ora è buia e pericolosa, continua a guardarli dal caldo di questa stanza, nella nostra casa, ci hai messo troppo tempo per capire, è sempre stato un problema questa tua lentezza, ce lo dicevano anche a scuola, ma non dipendeva da te, essì che ti impegnavi, hai imparato a leggere in seconda elementare e non parlavi con nessuno, allora non accettavi che noi non fossimo con te continuamente, in ogni momento, ma poi con gli anni certe paure scompaiono, sei tornato per restare, non ti lasceremo mai più andare. Torniamo a letto, è ora di mangiare)
Il buco, la roba, la linea, due linee, il buchino, lo schizzo, il saraceno, il pezzo, l’ero, il ferro, una dose, la dose, il lattosio, la roba, la robba, il fero, il mannitolo, il biondo, la sola, la clinica a Londra, che moccolone, la roba, la robba, la rota, la ruota, la scimmia, hai mai pensato di smettere? A noi i casini ci rimbalzano, la scimmia, er cook, er palletta, l’ero, va a ero, il nettare, l’acacia, la botta, che botta, what a bad trip – indeed, svoltiamo, uno strappo, la prima pera, il primo schizzo, uno schizzo, un buchino, il flash, il metallo, le spade, la spada, un buchino, da cinque, da due, da uno, un’insulina, trentamilalire, due linee, trentamilalire, una linea, trentamilalire, la linea, una linea, un fiorino, la farma, due stecche, tre stecche, le stecche, abbumare, basare, la bonza, che bonza, che toffa, che flash il sottone, indeed, che flash, what a bad trip, indeed, what indeed, il tunnel è aperto. A Pina. A Horacio. Ai Pretenders. A Marina la sociologa. A Franco Citti. Ad Angelo. A Massimo e a Paolo.
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