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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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I film dell’estate | Favoloso ultimo bacio in Sud America

25 Agosto 2015 di simone lisi

L’estate è da sempre il mio mese preferito in quanto mese autenticamente triste.

Sarà che d’estate la gente sparisce.
Non è che la gente se ne sia andata davvero in vacanza, ma solo il fatto che potrebbe essere andata via, fuori città o dovunque, fa sì che tutti si sentano finalmente sgravati dal peso di chiamarsi.

Ma dovevo parlare di film, quindi vediamo un po’.

* * *

L’ultimo bacio | Cresci Matilde

L’ultimo bacio ovvero avere ventinove anni nel duemila e uno (2001).

Un film che se mai decidessimo di riguardare potrebbe al massimo farci sorridere per come tutto sia cambiato.

Stefano Accorsi ha ventinove anni (29), un lavoro, una ragazza che sta per avere un figlio e si è invaghito di una tipa a una festa. Così grosso modo il film sarà tutto sul senso di colpa che ne deriverebbe e ne deriva, sulle responsabilità e queste puttanate.

A una cena con mia cugina Lucrezia che non vedo mai, lei ventitreenne (23) che di recente ha avuto una figlia, io (30 anni) dicevo alla mia altra cugina Matilde di diciassette (17) che ero esattamente identico a lei, che non c’era motivo guardasse in quel modo la mia fidanzata mulatta sua coetanea e la mia camicia hawaiana e le garantivo che in definitiva io non ero un adulto.

La mia cuginetta Matilde mi diceva: Invece sì, prenditi le tue responsabilità, adesso sei zio. No, ti sbagli, tu sei zia, io sono semmai il bis-zio. Ma Matilde, le dicevo, leggiti piuttosto I destini generali, di Guido Mazzoni (Ed. Laterza, Solaris) forse dove state voi in campagna non vi siete accorti, ma c’è stata una mutazione antropologica, su Matilde, deciditi a crescere, il 2001 è bello e che sepolto e i fratelli Muccino non si parlano più come minimo da dieci anni. Cresci Matilde.

* * *


C’era una volta in America | Propositi per l’anno nuovo

D’estate è tutto un fare liste e guardarci negli occhioni blu e dire: che progetti hai? Cercare un lavoro nuovo, emigrare in Nuova Zelanda, che altro? Il mio progetto, realizzavo in cima al monte Gerbison mentre il maestro trombettista Nello Salza eseguiva con la sua ensamble (al sax Simone Salza e alla batteria Franck Medina) un mix di canzoni western e classici italiani e la nebbia avvolgeva il monte e l’enorme croce costruita con tubolari, è stato allora che ho realizzato che il mio unico proposito per l’anno nuovo era guardare C’era una volta in America, nient’altro.

* * *

Il favoloso mondo di Amélie | Annus Horribilis

Amélie, quel film del 2001 ha fatto più danni della grandine, provavo a spiegare a Diana un giorno che andavamo a lanciar sassi sul canale St. Martin. Lei mi diceva, inserendo le mani dentro un sacco pieno di fagioli di un alimentari cinese, “più danni della grandine”? Non ti sembra di esagerare? E non mi tirare fuori il discorso di giovani ragazze anti-conformiste tutte uguali, pensi davvero che la colpa sia da imputare a un film e non piuttosto a una mutazione antropologica?

Hai ragione come al solito, ho detto a Diana  e le ho raccontato davanti a una creme brulèe di quando vidi il film al cinema, a quel cinema in Via de’ Cerretani a Firenze che oggi nemmeno esiste più e dove adesso andiamo a farci le fototessere alla macchinetta anni ’70 riattivata. Era inverno mi ricordo quel giorno e una volta fuori dal cinema incontrammo quel mezzo barbone che viveva nel giardino davanti casa e lui mostrandoci il membro ci disse che il film era inguardabile perché mancava d’eros, ma noi allora non capimmo, scandalizzati dalla vista delle sue pudenda. A posteriori aveva ragione lui, il vecchio pervertito, e fu probabilmente solo grazie alle sue molestie che noi ci salvammo, o almeno in parte, dalla maledizione di Amélie.

* * *

Benvenuti al Sud | Cecità

Esiste un paese che è il paese dove hanno girato Benvenuti al Sud e è un posto rovinato, tipo tutti gli appartamenti di Barcellona dopo che avevano girato L’appartamento spagnolo. Che ci sarebbero voluti dieci anni per bonificarli.

Oggi il paese di Benvenuti al Sud gode il suo momento di fama e relativa invisibilità. Sono stato a visitarlo nell’estate del 2015 e c’erano queste persone che non vedevano niente di quello che avevano davanti ma solo il posto dove era stato girato il film. Non era possibile vedere una piazza, ma solo la famosa piazza del film con l’ufficio postale di Claudio Bisio, e che nella realtà non esiste nemmeno (al suo posto c’è un bar). Siamo andati a un’altra piazza dove non c’era nessuno perché non esistendo nel film non esisteva nemmeno nella realtà e là abbiamo preso fiato. Io ho descritto ai miei compagni di viaggio, la mia fidanzata Maria Rosa e il nevrastenico Cobbellis, che l’immagine che più mi aveva colpito visitando il paese di Benvenuti al Sud era quella di un bambino che giocava con un bastone da selfie e che mi aveva richiamato alla mente certe foto di bambini africani che giocano con fucili mitragliatori.

Neanche tu riesci a vedere nulla, mi ha detto Maria Rosa e dopo ha lanciato uno dei suoi sguardi verso il Cobbellis.

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Postato in: Classifiche, La vertigine della lista Tag: benvenuti al sud, c'era una volta in america, Destini generali, Guido Mazzoni, Nello Salsa, propositi, recensioni, simone lisi, ultimo bacio Fai un commento

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