Una delle cose più belle dei viaggi lunghi in aereo è guardare molti film. Dovrebbero coniare una categoria apposta, movies for airplane. Guardare i film in aereo è come tornare bambini. Sprofondare nel divano in uno stato semi cosciente e cosa principale completamente giustificati nel farlo. Spiego meglio. Quando si guarda una scarica di film in aereo si abbandona per un attimo, o almeno io lo faccio, il pensiero che potrei occupare meglio il mio tempo. Che so, leggendo un libro, andando a trovare un parente che non vedo mai, studiano biologia, cose così. Sull’aereo si è completamente deresponsabilizzati ai nostri stessi occhi, si è, ripeto, come quei ragazzini che fummo, su quei divani, senza troppi pensieri, almeno per quanto riguarda quel preciso momento là.
C’è un problema però che riscontro negli ultimi viaggi in aereo ed è questo: rispetto a un tempo che i seggiolini e schienali e relativi schermi erano, per chi come me viaggia sempre e soltanto in economy class (parentesi, ma bisogna che lo dica: che impressione bella e terribile fa attraversare, quando si entra in aereo, i posti riservati alla business class, e quelle persone che ci sono dentro. Con quelle loro isole tutte per loro, schermi più grandi, ciabatte foderate, coperte più morbide e se li guardi negli occhi sono proprio come me o come te che leggi qui. Chi sono? Come vivono?, mi domando. Ecco, questa è una parentesi nella parentesi, ma c’è bisogno che dica anche questo. La mia impressione sul viaggio che ho fatto in Cina è stata proprio questa: di una grande vicinanza dell’alto con il basso. Forse questo fenomeno è dovuto al fatto che in Cina la ricchezza è recente e tra un po’ di anni i ricchi e i poveri saranno distanti, non solo per il reddito ma anche per lo spazio che occuperanno, come diceva un filosofo, ricchi e poveri vivranno in ambienti completamente separati, immunizzati. E magari lo stesso avverrà anche sugli aerei: non ci sarà più permesso di attraversare la business class e sognare vite più belle delle nostre), insomma il problema di guardare film in aereo di questi tempi è che (sembra un paradosso ora che lo scrivo) è aumentato lo spazio tra i seggiolini e di conseguenza è maggiore lo spazio anche tra uno schienale e l’altro pertanto irrimediabilmente cadrà l’occhio sugli schermi altrui e sui film che stanno guardando i tuoi vicini di volo. Lo trovo un fatto negativo ma al contempo interessante perché magari stanno guardando un film sconosciuto, o magari un film che non avrei mai guardato mai, oppure mi permette di capire di loro (di quei vicini intendo) qualcosa che altrimenti non avrei capito mai. Così, ecco il problema, mi disinteresso del film che ho davanti e finisco per guardare solamente quello che guardano gli altri.
Questi sono i film degli altri che ho visto nel mio recente viaggio in Cina e quello che ne ho ricavato.
- Solo. Apparentemente uno spin off di Guerre Stellari incentrato sul personaggio reso celebre da Harrison Ford. In verità un film sui Mamutones e sui combattimenti tradizionali/rituali che intrattengono in Sardegna nel mese di Agosto.
- Film russo con protagonista Antonio Banderas (titolo non pervenuto). Film in cui Banderas nei panni di un uomo in carriera con tutti i cliché (camicie, riunioni, grattacieli, traffico) si tramuta in giustiziere degli assassini di sua moglie e figlia. Film violento e inutile, ma ipnotico nella sua bruttezza. Evidentemente un’operazione commerciale di Banderas, in caduta cieca come attore, per riempirsi le tasche di rubli.
- Documentario su Lady Gaga. Lady Germanotta (come dimenticare il suo segno zodiacale: ariete) cammina per le strade di N.Y. e indossa occhiali Chanel molto, molto fighi. Poi sale sul palco per il concerto e si cosparge il corpo di sangue apparentemente umano, poi balla e canta per moltissime ore.
- Isle of Dogs. Famoso cartone animato di Wes Anderson con ambientazione distopica giapponese. Lo guardava questa specie di Buddha cinese, senza l’ausilio delle cuffie, solo le immagini, probabilmente per ottenerne l’Essenza.
- City of Rock. Versione cinese o apparentemente tale di School of rock, ma appunto con una variazione cinese: non si costruisce una scuola, ma una città.
- Film d’ambientazione glaciale o vichinga (titolo non pervenuto). Colore dominante bianco, pellicce, slitte, sangue. Incomprensibile che la tizia francese molto parigina si guardasse una cagata del genere.
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