Lineas Entre dos Mundos
Per un povero cristo che lavora tutto il giorno un bar ci vuole, non fosse altro che per farsi cacciare. Buttato nella calle, tornerà barcollando verso casa, al dolce tepore domestico, per scontare la quotidiana condanna di essere sé stesso.
Un bar che sia il solito, sempre uguale, di quelli dove il barista è una sfinge di pietra, senza età.
Non che l’età non sia un tema, anzi. Fra habitué se ne parla eccome, ma non è una vera informazione – non la registriamo sul serio. Ogni volta gliela richiediamo e chi la conosce già la ripete con vanto.
Portano scandalo, quegli anni, su di lui che non ha tempo. Si schernisce, pieno com’è di orgoglio e sentimenti meschini, ma non può nulla: si intravede, di sghimbescio, la sua veste sacra.
Un bar fatto così – e anche squallido, si capisce, e possibilmente sporco: lasciamo il decoro ai turisti: decoroso è il posto dove non si torna più – sarà lo specchio di quello che di più alto andiamo cercando. Un’illusione (un assaggio, se vogliamo) di eternità, di tempo fuori di sesto. Una zona franca dove tramare le proprie colpe e ricamare i propri rimpianti.
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Si dà il caso che qui, a Santa Rita, un posto così ci sia. È una delle tante locande buie e scricchiolanti di Buenos Aires, dove l’odore di mate e di tabacco non manca mai.
A tutte le ore, se vuoi, ti preparano una empanada, una tortilla, qualcosa.
Qualche sera ci fanno una milonga.
Dietro al bancone, il barista asciuga i bicchieri per un’altra eucaristia.
È arrivato un uomo, ha chiesto da bere.
L’uomo sa bene che lo sgabello su cui siede ha una gamba più corta. Che un chiodo, sullo sgabello, sporge impercettibilmente – lui lo sa. È un fastidio che conosce, è una parte del suo rituale.
Stasera l’uomo prova il volo pindarico del delitto.
Se lo immagina, tra un sorso e l’altro di Fernet: il padre riverso a terra che morde l’aria.
La ferita butta sangue scuro, la lama ha aperto uno spiraglio nel polmone. Il giudizio nei suoi occhi è severo, non lascia scampo. Ma è l’ultimo. Forse, dietro la sorpresa, c’è persino un po’ d’ammirazione per il figlio finalmente rivoltato, per quella esplosione di violenza antica.
Del resto, il padre è il primo assassino, dicevano i greci.
L’uomo aggiunge Coca al suo Fernet.
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È incredibile come certi posti sembrino vuoti, un attimo prima di essere pieni.
Sono i gauchos che entrano alla spicciolata cantando vecchie canzoni porteñe, lanciandosi in sfide all’arma bianca.
Entrano come se ne andasse del loro entrare.
È l’ultima notte prima di tornare nella pampa arsa e sconfinata.
Uno ad uno, con la consueta flemma, il barista li serve.
Qual è il trucco? Chiede l’uomo al bancone.
Il trucco è non partecipare della baldoria che si vende.
No, intendevo nella vita.
(Alza la voce)
Il barista sorride. È la prima volta questo mese.
Ma sì, risponde. È lo stesso.
E poi riprende a asciugare i bicchieri.
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Questo racconto fa parte della rubrica Lineas Entre dos Mundos, percorso di avvicinamento all’edizione 2024 del festival Entre dos Mundos, dedicato al cinema iberoamericano, che si terrà a Firenze dal 19 al 21 settembre 2024.
Da giugno a settembre, ogni settimana, pubblicheremo un racconto ispirato a un film scritto, diretto, girato e prodotto in un paese dell’America Iberica.
tres comuneé et bone.
Maria Chiara