– Parlare con gli angeli? Intende un libro di preghiere?
Guardava la pila di libri da catalogare, a sinistra, e quella dei libri catalogati, a destra. Era convinto che fosse il suo contributo all’ordine del mondo: piccolo, infinitesimale, ma utile; si sentiva come uno scalpellino che aggiunge una pietra, forse due, ad un cantiere di cui non vedrà la fine. Ma quella pietra è ben fatta, esattamente lì dove serve, pronta a sostenere quelle che verranno.
Ogni libro finiva nel suo scaffale, accanto ad altri libri dello stesso argomento, e, tutti insieme, gli scaffali a perdita d’occhi, i corridoi, le scale, le stanze senza finestre e la sala immensa e sempre illuminata, formavano la biblioteca.
– Quindi: dei riti per parlare con gli angeli? Angeli custodi?
Più ancora, amava parlare con gli utenti, specie quelli che in biblioteca entravano per la prima volta. Trattava tutti con cortesia e distacco: professori universitari e casalinghe; bambini e vecchi. Non c’erano argomenti più o meno importanti: ricette vegane per diabetici, la critica della ragion pura, il tabernacolo in fondo alla strada, i gioielli Tiffany. In effetti, chi avrebbe saputo dire quali scaffali, quali argomenti, erano più o meno importanti? Importanti per chi?
E, in questo, nel rispondere a tutte le domande con la stessa attenzione, il bibliotecario sentiva di costruire un mondo migliore, in cui davvero non importasse il colore della pelle, la ricchezza, il diploma. Sentiva, almeno lì dentro, di riparare agli infiniti torti che non erano riusciti a riparare, là fuori. Ascoltava tutti come fossero importanti perché, in biblioteca, almeno mentre chiedevano di sapere qualcosa, per quei cinque, dieci minuti, erano davvero tutti uguali.
– Riti cristiani per parlare con gli angeli che non siano preghiere, giusto? Sì, che permettano agli angeli di rispondere, ho capito. Allora, vada in sala Religione, scaffali sugli Aspetti Specifici, poi sezione sulle Dottrine, sottosezione Oggetti di Culto e di Venerazione e, a metà parete, trova il ripiano Spiriti Benigni.
Quando avevano provato a fargli togliere i libri sull’educazione sessuale dalla sezione ragazzi, li aveva messi all’ingresso. Quando volevano che smettesse di comprare libri per insegnare l’italiano agli stranieri aveva invitato 60 fra nigeriani, ghanesi, e ivoriani, tutti maschi, giovani, alti almeno uno e ottanta, e li aveva schierati davanti all’assessore. Non batteva ciglio quando qualcuno chiedeva un libro su Mussolini, Galeazzo Ciano, Che Guevara o Stalin. Il patto che aveva fatto con sé stesso era molto semplice: fuori da qui va bene tutto, qualsiasi compromesso, pur di stare tranquilli; in biblioteca no, era la sua ultima linea di difesa: lì dentro era un fondamentalista.
– No, non posso assicurarle che funzionerà. Certo, potrebbe essere una perdita di tempo. Chi può saperlo? Lei crede negli angeli? È un inizio.
Aveva un debole per le vecchie che cercavano romanzi d’amore e, negli anni, aveva visto bambini invecchiare e sposarsi e portare i figli a leggere gli stessi libri che avevano letto loro sulle scalinate in legno rosso che si era rifiutato di far togliere perché non a norma. Quando un libro perdeva le pagine, la costola consumata e la copertina sottile come un foglio di carta di riso, era felice: lo buttava nella spazzatura ringraziandolo.
– Se le rispondono, me lo fa sapere?
Nelle giornate storte, sentiva che sarebbe presto diventato un reduce, lui e tutte le biblioteche. Che il mondo correva verso un’inevitabile catastrofe. Lo vedeva nei titoli dei libri, in come diventava ogni anno più complicato spiegare che le sirene non esistono e i vaccini funzionano.
Allora catalogava ancora di più, più velocemente, con maggiore attenzione. Si sforzava di guardare solo la pila di libri alla sua sinistra e malediceva di non avere più tempo. Pensava che, se fosse stato necessario, un giorno avrebbe murato l’ingresso, chiuso tutte le finestre e sarebbe rimasto lì dentro aspettando che il mondo rinsavisse.
Ma, raramente, gli capitava di far scoprire a qualcuno il libro che cambia la vita, il film perfetto per dirle che la ami, o l’articolo che parla proprio di te. E intravedeva, in quei brevi istanti, che posto meraviglioso avrebbe potuto essere il mondo se fosse stato costruito con un po’ più d’attenzione.
– No signora, non deve pagare niente. Davvero. Basta che ce lo riporti. Sì, signora, anche se non funziona.
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