Mi guardo questo film pensando di vedermi un Cliffhanger (con Sylvester Stallone) più evoluto condito con scene spettacolari, azione montanara, eroismo machista e forza di gravità. E invece mi ritrovo a guardare un remake di Grido di pietra (di Werner Herzog) ad alto budget e per di più con quel tono sdolcinato delle storie realmente accadute che strappano sempre qualche lacrima in più nel finale. E non è un bello spot per i tour operator che organizzano viaggi in cima al mondo.
Il film ha alcuni aspetti positivi, tra cui una splendida fotografia per lo più dall’alto verso il basso per sottolineare che ci troviamo sulla montagna più alta del mondo (se ci fossimo per caso dimenticati del titolo: Everest), un ritmo abbastanza adrenalinico (per quanto i dialoghi vertano principalmente sulle bombole di ossigeno ormai inequivocabilmente finite), e tanta pubblicità per attrezzatura da alta montagna (tende, picconi, guanti, radio, termos, etc…), oltre all’ovvia, scontata, ripetuta questione del perché un uomo debba rischiare la vita per issarsi su tutti e gli 8.848 metri dal livello del mare di questo mostro di roccia, neve e bufere per di più a piedi.
Alla fine gli uomini scalano montagne per tanti motivi, ma la principale (almeno questo è ciò che suggerisce il regista Baltasar Kormakur) è la sfida agonistica verso se stessi, fatto che trasforma la pellicola in un film sulle fatiche e i rischi che ci si deve prendere per raggiungere il successo in questa epoca tardo capitalistica.
E qui iniziano gli aspetti negativi: per raggiungere la vetta devi lasciare necessariamente tua moglie a casa. Lei è incinta (è una storia vera) e quando a telefono darà la buonanotte al suo uomo alla disperata ricerca di una discesa fortunosa, Keira Christina Knightley si limiterà a sospirare con qualche lacrimuccia. Non solo, ma se ci sono dei morti è solo perché la guida non si è comportata adeguatamente. Insomma vedere questo film fa nascere in me sospetti allucinanti: non è che i tour operator speculano un po’ troppo mettendo a rischio le nostre vite solo ed esclusivamente per garantire il successo della loro impresa? A mio giudizio la morale è: fate le vacanze senza organizzare nulla da casa. Non fidatevi delle guide. Raggiungete tutte le vette che volete, ma fatelo secondo i vostri tempi. Se proprio dovete imbarcarvi in una missione suicida, non portatevi dietro altre anime se non la vostra. E soprattutto non scalate l’Everest.

non ho però capito se consigli di andare a vedere questo film oppure no.. 🙂
Sarò laconico: no!
Però vedo che sei un appassionato di montagna! Allora forse potresti aspettare di vedertelo a casa!