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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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Contagion | Una stretta di mano

27 Febbraio 2020 di Elisabetta Meccariello

Inizia una nuova partita.
Seleziona il tipo di epidemia: batteri, virus, fungo, parassita, prione, nano-virus, arma biologica.
Scelgo virus.
Seleziona la difficoltà: casuale (nessuno si lava le mani, i ricercatori non lavorano, i malati si abbracciano), normale (il 67,3% della popolazione si lava le mani, i medici lavorano part-time, i malati vengono ignorati), brutale (lavaggio mani compulsivo, i medici non vanno a casa, malati imprigionati).
Scelgo difficoltà brutale.
Dai un nome all’epidemia.
La questione del nome non è da sottovalutare perché da qui in poi il sostantivo che sceglierai verrà pronunciato in continuazione, in tutti i comunicati, in tutti i titoli, in una qualsiasi nota a piè di pagina, non ci sarà informativa o trafiletto o editoriale senza quel nome. Puoi sbizzarrirti optando per quello di un letale virus popolare: banale e pseudoscientifico, puoi fare di meglio. Puoi storpiare il nome dell’inquilina del piano di sopra che alle cinque del mattino sposta i mobili con i tacchi: divertente ma meschino, non potresti vantartene al bar. Puoi coniare una bizzarra onomatopea che ricordi la voce di tua moglie mentre pigola di qualche calzino abbandonato a terra: poetico.
Scelgo Tedio.
Complimenti Tedio! Sei un nuovo Virus. Per vincere devi evolverti e dilagare in tutto il mondo, portando all’estinzione l’umanità con l’epidemia definitiva!
Tocca il Paese in cui iniziare l’epidemia.
Il Virus ha infettato il suo primo umano.
Poi, il secondo.
Inizia così. Un contatto, uno scambio di liquidi, una stretta di mano.
Una tradizione antichissima quella della stretta di mano, pare che tutti i popoli ne avessero una, anche quelli che hanno avuto l’insolenza di non tramandarne testimonianza ai posteri – nessuna statua o bassorilievo, un’incisione, una pergamena, nemmeno un affresco, nulla –, fortunatamente popoli lungimiranti si sono invece prodigati nelle documentazioni, quindi sì, la stretta di mano esisteva, pare che quella con la mano molle già indisponesse. Per farla breve, in un certo periodo storico la stretta di mano è diventata un gesto di fiducia: chi porgeva la mano non poteva impugnare un’arma e non ne stava nascondendo una sotto la manica. Ti stringo la mano perché mi fido di te. Ecco.

Plague Inc. è un videogioco in cui l’obiettivo è sterminare la popolazione mondiale attraverso la diffusione di un agente patogeno prima che gli scienziati trovino una cura. Quando nel 2012 il gioco viene lanciato sul mercato, lo sviluppatore James Vaughan dichiara in un’intervista che Contagion (film del 2011 di Steven Soderbergh) è stato in parte fonte di ispirazione. È un po’ come il film Contagion tranne che tu sei dall’altra parte, dice.
Dopo i titoli di testa si sente un colpo di tosse. Poi il primo piano di Gwyneth Paltrow. Prima però il colpo di tosse, al buio. È la prima scena di Contagion.

Tocca il Paese in cui iniziare l’epidemia.
Da quale Paese inizio? Quale nazionalità avrà il mio paziente zero? Scelgo un Paese che ha sia un porto sia un aeroporto? Preferisco un Paese più sperduto ma con un’alta densità della popolazione? Oppure vado su un Paese ostico, tipo la Groenlandia, difficilissima da infettare, coltivo un virus per i freddi Paesi del Nord, lo faccio diffondere via mare, tra le acque gelide, oppure non so, uso gli uccelli, oppure il bestiame, insomma, anche in quei posti dovranno mangiare. È tutta una questione di strategia. In quale Paese ci sarà più fiducia, dove si stringono le mani? Dove ci si abbraccia?
Il virus all’inizio avrà sintomi ordinari, di poco conto, quasi invisibili. Una leggera nausea, un colpo di tosse, uno starnuto. La vita sarà quella di sempre. Mentre il patogeno si diffonde, sullo schermo appaiono titoli futili di novità e notizie dal mondo:
Compagnie aeree low cost senza sedili in futuro.
Collezionare lama è la nuova mania.
Un remake di Harry Potter è una possibilità.
I terrapiattisti affermano di avere seguaci in tutto il globo.
Cucinata in Spagna la paella più grande di sempre.
Bambino reinventa la ruota, ingegneri confusi.

Intanto, scorrono i giorni, i mesi, scorrono realmente, sullo schermo, in alto a destra.
Durante un normale controllo, un medico in Arabia Saudita ha scoperto una malattia di nome Tedio. Sembra innocua ma verrà studiata. Altri Paesi hanno riportato casi di questa malattia.
Quando la malattia viene scoperta sono trascorsi circa sette mesi dall’inizio del contagio, il calendario in alto a destra segna 21 settembre 2020, i malati sono 51.360.236, i Paesi infetti 23. Non solo Tedio si è già diffuso in tutto il mondo ma ha anche compiuto mutazioni genetiche, ha sviluppato una resistenza agli antivirali, si è adeguato agli ambienti più caldi o più freddi. Si manifestano nuovi sintomi.
Tedio ha infettato più persone al mondo che la tubercolosi. Si tratta di una malattia estremamente contagiosa.
Ci tocchiamo la faccia con le mani dalle 2.000 alle 3.000 volte al giorno, ovvero dalle due alle cinque volte al minuto. Ho toccato la faccia due volte solo rileggendo questa frase. Da quando hai iniziato a leggere questo racconto ti sei toccato la faccia cinque o sei volte, oppure hai tenuto una mano sulla faccia per tutto il tempo. Adesso l’hai spostata. Mi sono stuzzicata il mento per almeno quindici secondi mentre decidevo se tenere, cancellare o spostare l’ultimo paragrafo.
(Alla fine, l’ho tenuto).

Giornata contro Tedio. Le organizzazioni di beneficenza stanno organizzando una giornata di sensibilizzazione su Tedio per far conoscere la malattia e incoraggiare lo sviluppo di una cura.
Quando un Paese scova il patogeno e inizia a lavorare alla cura devi scegliere tra due strategie: rendere il virus più letale o rallentare la sperimentazione. L’unico modo per distruggere l’umanità è riuscire a insinuarsi in tutti i Paesi. Anche un solo infetto è sufficiente. Io preferisco rallentare la sperimentazione e far evolvere il mio virus in modo graduale. Aggiungo sintomi come l’insonnia, che rende le persone irritabili e meno produttive, o la paranoia, che amplifica la sfiducia delle vittime portandoli a non cercare cure e non cooperare con gli altri. Quando due sintomi si mischiano, in particolari condizioni, possono nascere combinazioni inaspettate, come il vomito proiettile, o scenari surreali come quando si innestano follia e dissenteria.
Tedio fa il suo ingresso nella lista d’allerta OMS. Già pericoloso, i governi sostengono che potrebbe diventare inarrestabile.
Francia chiude gli aeroporti.
Brasile stermina i piccioni.
Svezia inizia la distribuzione di mascherine.
Egitto guida la cura globale.
Russia inizia a crollare.
Peggio della peste.
Peggio dell’influenza spagnola.
Tedio sta per distruggere la vita sulla Terra.

Dopo i titoli di testa si sente un colpo di tosse. Gwyneth Paltrow mangia noccioline al bar dell’aeroporto, ha l’aspetto spossato, al telefono dice che sarà il jet lag. A vederla così sei sicuro che morirà entro i primi cinque minuti del film. Contagion questa settimana è nella top ten dei film più noleggiati su varie piattaforme. Plague Inc., oggi, è tra i videogiochi più scaricati al mondo, in particolare in Cina.

Conseguenze del gioco.
Dopo aver sterminato l’umanità con un’epidemia di funghi ho pulito a fondo il bagno, per circa tre ore, smontando il vano doccia e sbiancando le fughe delle piastrelle. Dopo aver messo in ginocchio il pianeta con un micidiale batterio ho imposto di lasciare le scarpe all’ingresso di casa.
Lavo spesso le mani.
Frequento luoghi pubblici.
Non indosso mascherine.
Non ho fatto la spesa.
Mi identifico in Matt Damon.

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Postato in: Lo sfogone, Oceani di autoreferenzialità Tag: contagion, epidemia, film 2011, Gwyneth Paltrow, lavare le mani, Matt Damon, pandemia, Plague Inc., Steven Soderbergh, virus Fai un commento

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