di Viola V. Giacalone
In questo cinemino non si parla di una sala in particolare, ma dell’Italia intera che forse è essa stessa una sala cinematografica e che quest’estate è stata tutta morbosamente nostra. In questa gelato-Sammontana-la-nostra-estate-italiana, siamo stati tra di noi. Nessuno è uscito nessuno è entrato, si è giocato a nascondino in casa.
Noi espatriati di ritorno non potevamo chiedere di meglio. Voi che siete restati amate questo paese ma a volte, e lo capisco, date per scontate certe cose che noi agogniamo nelle nostre stanzette, su al nord, nelle città piovose.
Tipo: la schiacciata; La colazione al bar; perfino bob, che strimpella La collina dei ciliegi sulle scalinate di Santo Spirito, circondato da pittoreschi bicchieri di plastica abbandonati, ci fa stringere il cuore.
Ci crogioliamo nei clichés italiani. Abbracciamo le statue. Siamo confortati dalle ansie che ritroviamo tornando qui, comunque più dolci di quelle che abbiamo lasciato lassù.
Che felicità amici! Quanta bellezza!
Non voglio calmarmi.
***
Sono al camping Europa di Torre del Lago e il mio cervello fluttua. Da tre giorni rotolo da una valle toscana all’altra con una scarpa rotta e una borsetta e sento, e spero, che questi due giorni al camping metteranno fine a quelle che mi piace chiamare “le 72 ore”.
Non saprei dire con quale frequenza avvengano le 72 ore, ma posso dire con certezza che se dovessi pagare le tasse non avverrebbero proprio.
Ogni tanto c’è quel “clic” a cui non ci si può opporre e i 3 giorni di peripezie iniziano: si rotola da un posto all’altro senza controllo né retro pensiero, la vita è bella e si ripenserà a tutto dopo, al fantomatico ritorno.
Il ritorno, anche chiamato “dopo sbronza epico”, si svolge preferibilmente in un luogo appartato. La propria casa o il camping Europa. È una fase introspettiva e spesso malinconica, ma non negativa. Ciò che è avvenuto dalla fine della reclusione, tranne per qualche intermezzo passato al tavolo della cucina a studiare, è che le 72 ore sono diventate le 100 e poi le 1000 ore. La vita è stata un susseguirsi di vigne soleggiate, case di amici, tavolini nelle piazze.
“Questo posto mi ricorda la guerra” al mio bisnonno U. si sono scaricate le pile del suo apparecchio Amplifon e continua a ripetere questa frase da quando siamo arrivati. Il camping Europa per ora non gli piace. Condividiamo una casetta a due piani con un gruppo di trentenni trevisani gay che ascoltano Donatella Rettore mentre si preparano per uscire. Io, il cane, mia nonna, mia mamma e Lila, la badante di mio nonno invece siamo al settimo cielo: “che facciamo gliele compriamo oggi le pile?”
– sovraumano silenzio –
“dai, aspettiamo domani…”
Dopo cena rimbocchiamo le coperte al nonno e usciamo a fare un giro. Lilla mi ferma in continuazione perché vuole che le faccia delle foto da mandare alle sue amiche in Perù. Io obbedisco inerme e le faccio un centinaio di foto.
C’è la sala da ballo all’aperto e mia mamma e mia nonna si lanciano in una bachata mentre io e Lilla le guardiamo da una panchina. Poi andiamo al bar a mangiare un gelato e a parlare di uomini.
Io lo amo il camping Europa ma stasera sarei voluta essere a Villa Bardini per la proiezione di Call me By your Name. È il prezzo da pagare per giocare alla dolce vita, si deve scegliere e sacrificare qualcosa. Quando non sono dei film o delle feste sono dei possibili amori.
Però secondo me, se l’attrazione è forte non ci si dimentica, quindi parto spesso e con leggerezza. Espongo il mio pensiero anche alle altre, che annuiscono mentre trangugiano i loro cornetti. Poi ci ricordiamo che il nonno è solo e sordo in casa da ore e ci incamminiamo.
Cammino, vedo scorrere tra gli alberi i camper sistemati come casette. Qualcuno dorme, qualcuno gioca a carte alla luce fioca delle lampadine portatili. Vedo le brutte tovaglie di plastica che si portano al mare e penso penso che in quel momento uno dei miei film preferiti è proiettato tra i lillà profumati di Villa Bardini. Chi ci sarà lì nel buio a vedere il film?
Ricordo con precisione la sera in cui vidi Call me by your name.
Ero andata al cinema da sola e gli spettatori erano pochi, ben distribuiti nella sala più grande dell’mk2 di St.Germain de Près. Finito il film tornai a casa passando dal Quai de Bourbon e l’aria di marzo mi sembrava più profumata, mi chiesi che diavoleria fosse riuscito a farmi Guadagnino.
A rapirmi non era stata la storia d’amore tra i protagonisti ma piuttosto l’onnipresenza della bellezza. Una bellezza che giustificava e occultava tutto. Morivo dalla voglia di lamentarmi di quella famiglia borghese, poliglotta, amorevole o forse quello che più mi dava fastidio era un’immagine dell’Italia fatta per il pubblico americano, ma più mi arrovellavo più mi convincevo di quanto fosse stupido cercargli dei difetti per forza, perché ci sono stata anche io in quelle belle case con quelle belle famiglie, e perché poi chi se ne frega per chi è fatto il film, siamo generosi, che ne godano tutti.
Call Me By Your Name mi fece stare bene perché mi ricordò i pomeriggi dell’estate. Il pre-cena, la cena e il post-cena con gli amici di famiglia. Il letto fresco nelle giornate calde e l’amaro in bocca dei tormenti amorosi vissuti in questo paese, dove ogni angolino è un quadretto che grida: amore!
Era un bel film e l’Italia è bella.
Quello che cerco di dire è che non c’è differenza tra la villa di Call Me By Your Name e il camping Europa, o tra Gelati degli Skiantos e La donna è mobile di Verdi. Fa tutto parte della stessa magia, dobbiamo godercela fino in fondo e prendercene cura.
Non mi spiego vero? È il dopo sbronza epico.
Arrivata a casa mi infilo nel letto fresco e penso a quanto sono felice di essere qui mentre qualcuno rotola e fa sbagli al posto mio, penso a tutti i cinema all’aperto e mi addormento dolcemente.
Sono tornata adolescente… la prima cotta estiva (l’aiuto macellaio) durante una vacanze a Tavarnelle Val di Pesa. Gli sguardi rapiti aspettando la proiezione del film al cinemino sotto le stelle della Casa del Popolo nell’animata piazza del paese. Urla di bimbi, vociate e risa e poi ad un tratto silenzio. Inizia. Amarcord. Bellezza e magia.