Nella camera d’albergo, dentro al letto, sotto le coperte di cotone chiare, lui domanda a lei cosa abbia insegnato oggi ai suoi studenti di scuola staineriana, cosa hai insegnato a quelle merde pensa in verità, e pensa a una professoressa già completamente sovrastrutturata con tutta la pornografia che si è depositata sull’argomento.
Abbiamo studiato Cesare Beccaria.
Lei utilizza sempre il noi e lui, se non fosse concentratissimo su un film per adulti, mentale, ormai inarrestabile, troverebbe quel noi apocalittico, falso, fasullo, malvagio. Lei ha spiegato la roba e loro l’hanno studiata. Fine. Ma quella sera, per l’appunto, pensa ad altro.
Cesare Beccaria, quello della pena di morte, aggiunge lei perché lui è un cane, o crede che lo sia, o tutte e due le cose.
Ah sì, dice lui e prende la mano di lei fino a metterla sul rigonfiamento dei pantaloni.
Sì. Gli ho domandato se fossero favorevoli o meno alla pena di morte e lo sai cos’hanno risposto? Cento per cento favorevoli alla pena di morte. Quei bastardi.
Poi abbiamo letto Beccaria. Abbiamo letto alcuni passi, e abbiamo provato a capire, dice lei dopo aver sbottonato i pantaloni e stringendo la mano intorno al cazzo pulsante, come a volte delle soluzioni che sulle prime sembrano assolutamente vantaggiose, si rivelano essere secondariamente pessime, anche per chi in teoria ne dovrebbe beneficiare maggiormente.
Hh? Mmm
Una soddisfazione immediata, temporanea, dice lei lasciando cadere della saliva sul glande, come può essere la compensazione di una violenza subita che quindi tende a pareggiare il conto, crea una dimensione di godimento immediata, ma che a lungo andare non da nessun tipo di risarcimento, né di piacere. Solo la giustizia può generare quel tipo di godimento.
E lì ha cominciato a stringere il cazzo e a muovere la mano su e giù e lui è completamente partito.
Abbiamo analizzato dei passi del Beccaria, e alla fine sono tornata a domandare ai miei ragazzi che cosa avrebbero scelto, tra pena di morte e un altro tipo di pena. Lo sai che cosa hanno risposto?
Mmmmiiuu
Ancora una volta 100 per cento pena di morte. Brutti figli di puttana. Ma del resto hanno ragione loro, abolire la pena di morte è una cosa decisamente anti-inuitiva. Eppure poi ci si arriva, io credo, a capirlo. Il godimento deve essere posticipato, dice lei fermando il movimento, bruscamente. Il godimento non esiste davvero. Se c’è godimento, sta nella negazione.
Allora ho usato una metafora, che gli risultasse comprensibile. Il fumo delle sigarette. A quell’età fumano tutti. Ho detto loro che il fumo gli farà venire la cellulite, a tutti loro, a maschi e femmine, non tanto la morte, una morte terribile, il dolore o il cancro ai polmoni, non tanto lo sfruttamento dei lavoratori, le multinazionali del tabacco e delle armi, le foreste amazzoniche disboscate, gli indigeni allontanati con la violenza e costretti a vivere in zone periferiche, no, la cellulite su tutte le parti grasse del loro corpo. Che saranno delle persone orribili, con tutta quella cellulite, che saranno additati da tutti come i maschi con la cellulite e le donne con la cellulite, ed è stato così che li ho convinti.
Lui non ha risposto nulla, solo mugugnato dei suoi affermativi senza capo ne coda. Dopo essere venuto si è dimenticato immediatamente di tutto quel discorso.
Il fornellino anti zanzare acceso, le finestre tutte quante chiuse.
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