di Daniele Montorsi
Un tempo fruttato spiccato in due,
in fondo già prossimo all’esplosione,
credeva ancora alla sua giovane età
e implorava e piangeva panna montata
perché il sale di quella vita
non valeva più fin dai primi minuti
di un crepato super8.
17 anni di fluidi sparsi ovunque
sotto gli occhi chiusi di una macchia nera
un Che Guevara mangiato, dio dei magazzini
un sacro cuore di 200 chili circa
per l’appetito da sbirro e la marcia da mela
(che sempre sogna frutteti interi).
E lo zio, lo zio e le tute Arancia d’assalto
lo zio che crepa, piangendo prima
per il figlio che quasi crepa cianotico
per le scosse che gli crepano la schiena
e con le Rocce poter sciogliere
la roccia che colonizza il pargolo dentro
– lo zio che conquista uno scopo
due minuti prima di esser guscio vuoto.
Lo zio, vicino alla sfera della nipote Frutto
devia all’ultimo sull’ellisse del Coglione
e si fa umiliare da fantasie minorenni.
E dire che il Frutto e il suo ragazzo
già leggevano la Fame del mondo
e investivano, diversificavano il prodotto
cercando ombra per la loro chiarezza
per non finire pazzi tra statue e morti celesti
– ma almeno se ne vanno insieme
e lasciano aperta la questione sulle persone,
se desiderio o strumento; su maschi e femmine,
“cuori bianchi come eroina”.
Maggior età, chiudere con la scuola, guadagnare
la scuola ritarda il lavoro, non c’è da alternare
c’è da ammazzarne uno per fare spazio all’altro
e ottenere fila didattiche di soci e clienti.
La scuola e le sue Pompe per nulla
già primo scalino di una richiesta infinita
già spinge la testa in basso dal giorno 1.
Interpretare incessantemente la Spinta
con tratteggi leggeri di Princìpio di Realtà
e Sorella che respira piano per non far rumore
(e chiusa da mesi fa il mondo di fuori).
Il Frutto è uno spettacolo per chi lo coltiva
e per chi lo assaggia e poi sputa furibondo,
ché è troppo maturo, troppo madido, troppo liscio
ma il Frutto era fatto per altro: era una Forma,
un recipiente, un vuoto pieno, quasi un Fatto.
Lo spaccato reale di un gonfio Frutto spaccato.
Non importa che nessuno abbia colto:
si stringono la mano,
chi voleva che uno strange fruit pendesse,
chi una “troia” ha sempre cercato
e poi sempre trovato.
Ovunque. Sempre.
Ovunque, le avventure di un Frutto
maturato sotto un sole cieco
poi sognato da cortei di larve.
Sempre, la scoperta cruda scappata lontano
adulti narcotizzati, check-point dilettanti.
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