Tornai da quei due mesi a Londra che avevo perso quattro chili. Non avevo una buona cera.
Il colpo di grazia lo diedero i tre giorni finali a Amsterdam. Ricordo che c’era un autobus diretto che partiva da Victoria Station, all’alba. Amsterdam per finire in bellezza, spendere gli ultimi soldi rimasti: perché mai riportarli indietro?
Tornai in Italia emaciato, il che era anche previsto, ma più emaciato di quanto preventivato, e mio padre mi propose, ma forse non si trattò di una vera proposta, di andare in campeggio per tre giorni, da qualche parte in montagna. Di quei giorni insieme non ho che ricordi confusi.
Del periodo a Londra ricordo molte cose, di quei due mesi cercando lavoro e girando a vuoto, le molte ore spese nell’appartamento di Windmill Road, giocando a Lupi, fumando come dei baba. Persino del fine settimana a Amsterdam ricordo, lo stesso, molte cose divertenti e paurose che facemmo. Invece di quei tre giorni in montagna, mi accorgo, non ricordo nulla.
La tenda dove dormimmo, credo una vecchia canadese che lui aveva ripescato chissà dove. Non ricordo cosa facemmo nello specifico, se facemmo delle passeggiate, lo posso supporre. Io avevo vent’anni, lui ne aveva cinquanta, era ancora perfettamente in forma, all’epoca, con meno acciacchi e io certamente con meno ansie di oggi, ma eravamo sempre noi.
Per quei giorni con lui mi ero portato dietro il mio lettore cd. Ancora a quel tempo erano grossi e pesanti e scomodi, di lì a pochissimo sarebbero stati completamente soppiantati da mini lettori mp3, iniziavano proprio allora a comparire i primi ipod, che mi sembravano bellissimi, e lo erano, bianchi e perfetti, e mi facevano pensare che di tutta la banda di Londra io comunque non fossi quello messo peggio, perché non così viziato da poterlo chiedere e ottenere. Non mi ricordo che musica ascoltassi, penso che ne ascoltassi molta a quel tempo, e molta musica per provare a ignorare mio padre e il suo – immagino – sguardo biasimante nei miei confronti, ma anche questo, vai a sapere se è vero.
La tenda era piccola, la notte faceva freddo sebbene fosse la fine dell’estate. Mio padre aveva portato tutte le cose essenziali, il caffè, un fornellino da campo, era ed è sempre stato un economo, non ama spendere soldi inutilmente (ed ecco quindi l’ipod, anzi non eccolo) e posso quindi sospettare che ci alzammo presto e mi fece da mangiare cose semplici e sane, forse avevo solo bisogno di dormire molto, di aria sana e in definitiva di mangiare dopo i due mesi inglesi di dieta auto-imposta, sopravvivendo solo grazie a grandi piatti di pasta e droghe leggere.
Gli raccontai qualcosa di quella estate? Non credo. Ero in una fase conflittuale, forse ci vedevamo poco in quel periodo, si era risposato da poco, ma, in effetti, c’era (c’era nel suo modo noioso, ma c’era).
Oggi, 17 anni dopo, ho scritto un messaggio a mio padre per sentire se ricordasse qualcosa di quei giorni di fine estate. Mi ha risposto dopo qualche ora, un messaggio dei suoi. In cui mi diceva che sì, ricordava, ma sbagliava sulla datazione, secondo lui era stato alla fine della maturità, mentre invece era stato alla fine del primo anno di università. Poco cambia, ho pensato.
E poi ricordava due cose, da me completamente rimosse. Facemmo insieme una passeggiata e incontrammo per caso della gente di Sesto, il piccolo paese da cui lui proviene, dei camminatori che conoscevano mio nonno. Ci facemmo una foto tutti insieme, foto che poi lui successivamente mostrò al nonno il quale reagì con nessun interesse per quella coincidenza. E che il secondo giorno, dei tre preventivati, il tempo si era messo al peggio, c’era una tempesta, era arrivato l’inverno tutto insieme, come a volte succede in montagna. E così decidemmo di concludere prima del tempo quel nostro fine settimana padre figlio. A sentir lui fu un sollievo per entrambi. Io avevo fissato un appuntamento in città con qualcuno, lui non riusciva bene a capire come prendermi.
Ce ne andammo quindi prima del tempo, a causa delle condizioni climatiche ostili, o forse grazie a esse, e io mi chiedo cosa trarne da questa storia, se in fondo qualcosa di positivo ci sia, in quel fine settimana insieme, quanto dica e cosa del nostro rapporto, o forse al contrario se in fondo non sia stato solo parte di un processo: un lungo processo, che non ha alcun significato, ma è solo quello che è.
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