Ecco il mio primo maggio:
Dormito la maggior parte del giorno, tipo dodici, tredici ore, al limite dell’inumano.
Parlato diffusamente di stanchezza arretrata e di lavoro eccessivo, non per schernirmi ma sì, per giustificarmi.
Riflettuto brevemente sulla falsità dell’ultima osservazione, quella riguardo il lavoro eccessivo.
Riflettuto brevemente anche del fatto che meno fai e meno faresti, e altre banalità probabilmente dettate dal grande sonno di cui sopra.
Osservato a lungo la vacuità nel frigorifero, il burro, la verza avviata, tre carote.
Riposto il Caffè Borghetti in frigorifero per colmare, quanto possibile, la vacuità.
Guardato l’orologio. Provato fastidio per aver saltato la solita ora del pranzo, fastidio reso doppio dal fatto che essendo domenica, fossi tornato dai miei, avrei mangiato molto e molto bene.
Attivato hot spot col cellulare per connettermi a internet con il computer.
Data occhiata fugace a facebook dove si notava – tra l’altro – che «il primo maggio di domenica per un lavoratore è come l’11 settembre di ramadan per uno dell’Isis» (cit. Sonia Caporossi).
Preso atto che “fugace” – l’occhiata su facebook – non è mai, e altre banalità ecc. ecc.
Cucinato spaghetti all’olio ma senza aglio, senza peperoncino e senza parmigiano.
[…]
Provato acutissima f.o.m.o. per via degli altri intenti in scampagnate, gite fuori porta e pranzi luculliani – di cui certo non è mancata la documentazione minuto per minuto su facebook.
Incolpato me stesso dell’accaduto.
Assolto me stesso dall’accaduto.
Evitato di mettere like per altra sostanziosa parte di tempo.
Deciso di svoltare la giornata.
Cacciato forte urlo liberatore. Mulinato le braccia in aria.
Deciso infine di rimanere in casa, comunque a svoltarla.
Guardato partita del Leicester in streaming disteso sul divano.
Visto notifica: “spostata la data dell’evento: festeggiare lo scudetto del Leicester in piazza Santa Croce”.
Provato a immedesimarmi nel coach Ranieri e a sentire cosa sentiva lui.
[…]
Cercato film.
Incappato in cortometraggio in cui il famoso regista tedesco WH, per via d’una scommessa, riempie una delle sue luride Clarks di cipolle e salsa piccante, la cucina in pentola e se la mangia.
[…]
Paragonato a lungo il suo pasto al mio.
[…]
Riflettuto ancora e male sul valore della festa in corso.
Ponderato l’opportunità di andare tre mesi a lavorare in Sri Lanka.
Saputo di una cena in pizzeria, più tardi, con amici. Annusato nell’aria l’odore di un temporale.
Ucciso il tempo ancora una volta.
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