Si è parlato molto della passione di Tarantino per i piedi, i piedi femminili. Un’altra passione di Tarantino, latente ma sempre più prepotente, consiste nei cazzi, i cazzi maschili.
Quella che segue è una carrellata non certo esaustiva di scene di film suoi o di film in cui il regista di Knoxville è comparso a vario titolo (attore, sceneggiatore, produttore), per rendere evidente questa sua fissazione per il membro maschile – come simbolo?
Planet Terror
In uno dei suoi molteplici camei (che si diverte moltissimo a fare) Quentin vede il suo scroto liquefarsi, sciogliersi e colare in maniera orrenda sotto i suoi occhi distanti, sotto quelli di Rose McGowan e sotto i nostri, comunque attoniti e non meno orripilati.
Django unchained
In Django unchained il più centrale e celebre fra i molti peni che vi compaiono è quello di Django stesso, che rischia di essere tagliuzzato. Jamie Foxx (ma dovremmo forse dire Jamie Foxxx) non è nuovo mostrarsi senza veli e anche qua offre con nonchalance “big Joe e i gemelli” (in palio freschi dollari a chi coglie questa citazione) ad attenti fermi immagine, in una scena di tortura che troverà poco dopo la sua splendida e improbabile vendetta.

The hateful eight
Forse il più eclatante e magnifico esempio di pene, ancora una volta un “grosso palo nero”, che entra nella trama di un film di Quentin contemporaneamente alla bocca del malcapitato confederato, stavolta in una scena che racchiude tutta la carica ambigua, fredda e tetra del film stesso; una scena chiave che indica altri e più stupefacenti colori del creato tarantiniano, colori forse più sordi e meno sgargianti rispetto all’orecchio tagliato ne Le iene o alla “cura medievale” di Pulp fiction.
Hostel part ii
Non venite a dirmi che Quentin, qua produttore esecutivo, parlando con il regista Eli Roth una sera, magari bevendo birra fresca messicana, non si è messo a urlare esaltato dal racconto di questa scena, o forse non ha proprio lui imboccato le istruzioni su come Beth avrebbe dovuto afferrare e quindi tagliare di netto il pene e i testicoli del povero Stuart, ex carnefice, indi darli in pasto ai mastini di fronte ai loro occhi e ai nostri, non meno attoniti e orripilati, le istruzioni su come eseguire una perfetta castrazione la più dolorosa possibile, con le tenaglie, maledetto pervertito geniale che non sei altro. Non venite a dirmelo perché non ci credo.
Dal tramonto all’alba
In questo film, scritto da Quentin addirittura nel lontano ’90, ci sono ancora l’ironia e il buon umore prima che il bianco della neve incomba, quel vuoto ostile che non puoi riempire e forse neanche interpretare troppo freudianamente – e poi, simbolo di cosa? (riguardo al bianco della neve vedi qui, della vicenda di Quentin con il padre invece abbiamo già detto qui).
Le iene
Del resto è dalla sua viva voce, nella prima scena della sua prima regia, che apprendiamo questa passione/ossessione. Quentin fa esporre al suo personaggio l’ormai celebre teoria “musicale”, praticamente un biglietto da visita:
Mr. Brown: Ah sì. Ve lo dico io di che parla “Like a Virgin”. Parla di una figa che scopa come una matta a destra e a sinistra, giorno e notte, mattina e sera. Cazzocazzo cazzocazzo cazzocazzo cazzocazzo cazzo.
Mr. Blue: Quanti cazzi fanno?
Mr. White: Una marea!
Mr. Brown: Finché un bel giorno incontra un tipo cazzuto alla John Holmes e allora vai alla grande! Cioè, uno che con l’attrezzo ci scava i tunnel, come Charles Bronson ne La grande fuga. Lei ci da dentro come una maiala, finché sente una roba che non sentiva da un secolo: dolore… Dolore. Le fa male! Le fa male… Non dovrebbe, perché la strada e bell’e che asfaltata ormai, ma quando il tipo la pompa, le fa male. Lo stesso dolore che sentì la prima volta, capite? Il dolore fa ricordare alla scopatrice folle le sensazioni di quando era ancora vergine… E quindi, “Like a Virgin”!
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