Partendo dal presupposto che Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) dovrebbe morire ogni circa 7 minuti di pellicola e che il film dura circa 154 minuti, per una media di 22 decessi in tutto, senza considerare quelle morti per infezioni o ipotermia o infarto o blocco respiratorio che non potrebbero verificarsi nei tempi filmici, Revenant è una storia potente e quasi muta, un western ai limiti del mondo, visionario come solo Iñárritu sa essere. Lento pur essendo un action movie, le vicende nella loro semplicità mostrano con verosimiglianza uno spaccato di mondo che solo William Tanner Vollmann nel suo romanzo epopea Venga il tuo regno (Fathers and Crows) era riuscito a farci rivivere, sebbene Revenant sia tratto dal romanzo del 2003 di Michael Punke da cui senza dubbio eredita un montaggio dall’ampio respiro cartaceo. Un film quasi classico se paragonato al successo precedente di Iñárritu, Birdman (tutto costruito con un falso piano sequenza pirotecnico e intrattenitivo). In Revenant la splendida fotografia di Emmanuel Lubezki Morgenstern, soprannominato dai suoi amici il “Chivo”, dona un’eleganza alla Malick a questa glaciale trama di vendetta (anche se tutti hanno le loro ottime ragioni per uccidere), senza però cadere nell’impasse di un decentramento estetizzante a tutti i costi. E se DiCaprio dimostra ancora una volta di essere un attore incredibile, senza dubbio non è da meno Tom Hardy, (potentissima la sua entrata divistica) con quella voce baritonale che fa spavento solo a sentirlo, mentre sbiascica parole nella neve. Adrenalinico e mistico, evocativo e sanguinario, impossibile e verosimile, disperato e coraggioso, DiCaprio ci spiega una volta per tutte come dietro alla facciata dura e fredda degli eroi ci sia sempre un cuore ferito che grida. E voi? Voi sopravvivereste? (Io di certo no). Perché l’unica cosa veramente importante è che alla fine di questa cruenta lotta contro tutto e contro tutti, quando le reminiscenze si sono consumate e la rabbia comincia a scemare, mentre i vestiti bagnati non si asciugano nel gelo dell’inverno anche se li adagi delicatamente sui termosifoni, l’importante è che voi stiate ancora respirando.
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