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In fuga dalla bocciofila

Blog dal titolo fuorviante in cui si parla di cinema tra una divagazione e l'altra

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The hole | Capitolo 1 e Capitolo 2

3 Giugno 2016 di simone lisi

The Hole è la sceneggiatura di un film che Lavinia Ferrone sta scrivendo per Lars Von Trier.

Una volta terminata la stesura del testo partirà con la sua seicento, così ha dichiarato la Ferrone, e andrà fino a Copenaghen a portargliela.

Non gliela potresti spedire, abbiamo domandato.

Ha risposto di no.

Capitolo 1
L’occhio

Un uomo si trova disteso sulla sua branda, nel suo appartamento. La luce arriva da fuori, dai lampioni accesi per strada. E’ disteso sul letto vestito, indossa anche il cappotto, fa freddo. Rumore di gocce d’acqua. Sgocciola il soffitto umido. Sente le voci ovattate dei vicini, che nell’appartamento accanto stanno facendo sesso. Sono due giovani. Li ha incontrati di tanto in tanto per le scale, si sono trasferiti da poco nel condominio. Lei di piccola statura, mora, il viso pulito, i lineamenti particolari. Una grande bocca, un grande naso, anche i suoi occhi sono molto grandi, castani con delle sfumature tendenti al giallo. Lui è alto, moro, le occhiaie in vista. Snello con le spalle larghe.
Se li imagina mentre fanno l’amore. Si immagina lui che la prende mentre lei dorme con un libro tra le mani. La bacia, sul collo, sulle spalle, la tocca. Lei si lascia prendere. Si immagina lui che accende la luce, lei che gli sale sopra.
Ha gli occhi chiusi mentre immagina, sente le loro voci, i loro gemiti, non riesce a distinguere i discorsi. D’un tratto silenzio. Apre gli occhi di colpo, mentre si sta toccando.
Fissando la parete in fondo alla stanza nota un piccolo punto di luce, un minuscolo raggio. Lo osserva per qualche minuto. Continuando a guardardo si alza. Cammina a rallentatore, cercando di non fare rumore con i passi, un po’ piegato su se stesso, di soppiatto. Si avvicina sempre di più. Poi di nuovo buio.
La sera dopo, mentre sta cenando, da solo, sente di nuovo rumore dall’appartamento accanto, come dei colpi forti contro la parete. Come se qualcuno stesse sbattendo qualcosa contro il muro, poi sente chiaramente la ragazza, sta godendo.
Spegne tutte le luci. Quando finalmente abitua la vista al buio riesce a distinguere di nuovo il fascio luminoso, vi si avvicina. Ci appoggia delicatamente l’occhio. Inizialmente vede due figure fuori fuoco che si muovono. Si stropiccia l’occhio, sforzandosi riesce a capire. Vede lui in piedi di spalle davanti a un tavolo, e ai fianchi di lui spuntano le gambe nude e magre di lei. Lui la sta scopando su un tavolo. Li guarda con la bocca aperta, inizia a respirare profondamente dal naso. Sente dei brividi allo stomaco, le sue mani sudano e si appiccicano alla parete fredda, ce le tiene piantate, quasi spinge contro il muro. Li fissa per tutto il tempo, pur non vedendo molto. Si immagina di essere lì davanti a loro a guardarli. Concentrandosi riesce a sentire persino il rumore delle loro lingue, della loro saliva. Sta sudando. Si sta toccando. Forse dal vivo non aveva neanche mai visto due persone che fanno sesso. Non aveva mai avuto una donna. Le uniche che aveva visto nude erano quelle di un night club dove era stato una volta sola, molti anni prima. Si ricordava bene l’insegna luminosa fuori, che dava sul parcheggio. Era rossa e gialla, lampeggiava, c’era scritto solo ‘Night Club’ col carattere in corsivo. Nell’ingresso c’era odore di tappezzeria vecchia, la musica era latino americana, prima di entrare nella sala principale si attraversava un corridoio buio, fino ad arrivare a delle tende nere vellutate. Dentro c’erano cinque ragazze che stavano nude sul palco, facevano vedere tutto. Lui non aveva bevuto niente, senza parlare con nessuno era stato qualche ora lì dentro, in maniera scientifica ad osservare dei corpi femminili nudi.

Capitolo 2
L’occhio degli altri

Passano svariate settimane. Avendo scoperto quel foro, quel buco che dà su una dimensione di se stesso che finora non aveva mai esplorato, era diventata come una droga, tutte le sere si appoggiava alla parete. Gli sembrava incredibile che fossero solo pochi centimetri di cemento a separare lui da quei due esseri magici, che si univano, si intrecciavano. La loro pelle sfregava tra loro. Le dita di lei dentro le spalle di lui, che la aveva.
Una notte lei non riesce a dormire. Si alza da letto, si prende dell’acqua, si mette seduta al tavolo e guarda fuori della finestra. Sente un rumore dall’appartamento accanto. E’ lui che quella notte ha deciso di spostare il letto, per metterlo più vicino al buco. Anche lei si avvicina di soppiatto alla parete, ha notato quel buco in mezzo a una crepa. Si avvicina e lo vede. Lui si ferma un attimo, ha come un presentimento, guarda quindi fisso il foro. Si guardano per qualche minuto, senza capire se l’una sappia dell’altro. Si stanno fissando senza saperlo. Poi lui capisce, capisce che lei ha capito, corre a spegnere la luce.
Lei rimane lì, vede apparire il buio ma rimane per un istante. Inizia a pensare a quel signore un po’ strano che sta nell’appartamento accanto. Sempre solo. Sulla sessantina, la pelle rovinata, lo sguardo basso, la voce roca. Con i capelli sempre unti e quel cappotto un po’ sporco sulla manica. Lui li guardava.

 

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Postato in: Anatomia di un fotogramma Fai un commento

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