E poi davanti a lui si presentarono enormi distese di colore omogeneo: turchese, rosa, arancione, un verde cupo. Omogenee nel senso di “prive di sfumature”, una specie di luce compatta, ma a strati. Questi colori erano inizialmente distese oceaniche in verticale, ma si erano trasformate in una glassa che si scioglieva dentro e fuori, andando a sconvolgere i limiti , in quello che potremmo chiamare un brodo primordiale vagamente zuccheroso e sul cui sfondo si palesava un abisso vertiginoso e nero come un inferno, come la morte immobile e vuota.