Di notte restava immobile, concepiva il letto come fosse un sarcofago. Una bara, certo, ma usare la parola ‘bara’ non è appropriato, non si può parlare della morte, soprattutto nell’incipit. ‘Sarcofago’ invece ha quella sfumatura esotica e faraonica che legittima la scelta lessicale. Sarcofago incuriosisce e allo stesso tempo mantiene le giuste distanze. Perché le distanze sono fondamentali: ciò che accade lontano da noi non esiste.