Molti anni mi separano dai singolari eventi che dopo un lungo oblio ho deciso di raccontare. Talmente tanti ne sono passati che quando al mattino mi guardo allo specchio fatico a credere che io sia lo stesso di allora. Avevo vent’anni quando fui assunto come commesso apprendista in una delle molte librerie che ancora a quel tempo si trovavano in città. Ma quella in cui trovai impiego, tramite la raccomandazione di uno zio acquisito, non era una libreria qualsiasi. Era la libreria. Situata in un antico palazzo del centro storico, si sviluppava su tre piani e conteneva un numero sbalorditivo di volumi, al punto che il suo prestigio non aveva uguali in città e poteva competere con qualsiasi libreria al mondo.
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Allora prende improvvisamente forma. Le minuscole parti in cui si era disperso si uniscono tra loro; nessuno lo avrebbe mai immaginato ospite tanto assiduo quanto discreto, e si erge, immenso, nei fumi della morte; osserva l’intera storia di ognuno: una più o meno lunga linea di eventi costellata da migliaia di punti neri – come una sventagliata di pallini esplosa da un fucile a canna liscia –, pronta per essere sgretolata con un colpo di denti.