Fare il giurato al Korea Film Festival è sempre stato il mio sogno. Non il mio unico sogno, ma uno dei miei sogni. Per questo quando a gennaio ho ricevuto la proposta di far parte della giuria (grazie Caterina) sono stato molto felice e ho accettato a scatola chiusa, senza sapere bene cosa avrei dovuto fare esattamente. A poco a poco si è delineato il quadro dei miei doveri che erano in pratica tutte cose che amo: vedere un sacco di film, tipo due o tre di seguito che poi fai fatica a distinguerli e ti sembra di aver visto un unico film lunghissimo dalla trama dadaista; fare una valutazione dei film, mia, personale; partecipare alla serata inaugurale e alla cerimonia di chiusura del Festival, magari salendo sul palco, premiando i vincitori o fare un breve discorso imbarazzato. avere un badge con la mia foto e accanto scritto “giuria” da indossare con finta indolenza nel foyer del cinema. Era tutto come avevo sempre sognato. Poi però, come spesso accade nella vita, le cose sono andate diversamente.
Campari Red Passion|Fornellini in stanze chiuse
Nella camera d’albergo, dentro al letto, sotto le coperte di cotone chiare, lui domanda a lei cosa abbia insegnato oggi ai suoi studenti di scuola staineriana, cosa hai insegnato a quelle merde pensa in verità, e pensa a una professoressa già completamente sovrastrutturata con tutta la pornografia che si è depositata sull’argomento.