Avete presente quell’impressione, quando guardate un film Disney, di trovarvi inequivocabilmente davanti a un film Disney? Ecco, Saving Mr.Banks è proprio così.
C’è una storia vera, l’infinita battaglia per la cessione dei diritti di una poco nota (in Italia) serie di libri da cui sarebbe nata la ben nota (ovunque) immagine di Julie Andrews che plana sui tetti di Londra appesa a un ombrello. C’è Tom Hanks che fa nientedimeno che Mr. Disney, e (scoccia un po’ dirlo ma) è bravissimo. C’è Emma Thompson in versione maestrina con la penna rossa che fa Mrs. P. Traves, per chi non lo sapesse la creatrice della signorina Poppins, e (anche qui scoccia un po’ dirlo ma) è perfetta. La faccenda è stata edulcorata e semplificata un tantino, ma in fondo va bene così, con un poco di zucchero la pillola va giù, e se avessimo voluto la vera storia di una scrittrice mistica ( ! ) e bisessuale ( !! ) che detestava le canzoni e i pinguini animati non saremmo andati a vedere un film Disney, perbacco.
E poi c’è lei, che dagli esperti sceneggiatori Disney probabilmente è stata pensata come la summa umana di tutte le rotonde e ancheggianti bestiole in gonnella prodotte dal creatore dei loro posti di lavoro. Lei – al minuto venti o giù di lì – che con i suoi vestitini pastello, cerchietti, capelli pericolosamente cotonati e assortimento completo di squittii sembra nata per spingere carrelli traboccanti di torte, ciambelle, gelatine di frutta, panna, budini – e in effetti questa è la sua unica occupazione nei cinque minuti totali in cui appare.
Sorvolano, gli sceneggiatori coscienziosi e concisi, su una cucina color crema, su un frigorifero semivuoto tirato a lucido e su dei piatti in tinta. Omettono un gatto col collare, chilometri di moquette e un posacenere per gli ospiti. Si sono dimenticati – evidentemente – di un armadietto dei liquori simbolicamente decorato da una bottiglia solitaria perennemente piena, di stampi per dolci a forma di animali, di morbidi tappetini di fronte a lavandini splendenti e di uno scendiletto fantasia. Non hanno pensato a una villetta e a un prato appena tagliato, a una mattina col sole che esplode in fondo alla strada, e sul vialetto una figura in vestaglia che regge una tazza di caffè annacquato. A loro magari non interessa questa donna che silenziosamente si lascia scaldare, e mentre intorno gli uccelli si svegliano socchiude gli occhi e formula un pensiero di gratitudine, tanto semplice da richiedere al massimo la terza media.
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