Era stata una di quelle giornate
in cui tutto sembra riuscire bene.
Le ragazze erano via per tutto
il finesettimana. Così al rientro
dal lavoro avevo trovato la casa
immersa in un silenzio inusuale.
Un vecchio amico, che ormai vive lontano,
mi aveva inviato il video di un brano
che, in una vita precedente,
avevamo ascoltato insieme,
sotto il palco, in un’altra città.
Seguivo la melodia farfugliando
parole inglesi a caso, mentre rimettevo
a posto i giochi rimasti sul tappeto.
Sono entrato in cucina, deciso
a preparare qualcosa per cena.
C’era cattivo odore e allora
sono uscito sul pianerottolo
per buttare la spazzatura.
Dietro di me, per la corrente,
la porta si è chiusa.
Sono rimasto lì, senza chiavi e al buio,
sentendo la voce dei vicini
dietro le loro porte.
Passerà, mi sono detto, e ho sospirato
in attesa che succedesse qualcosa.
Forse la morte è anche questo:
un pianerottolo buio, la porta chiusa
con le chiavi dentro, la spazzatura in mano.
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