Molti dei miei amici scrivono. Alcuni dei miei amici che scrivono sono filosofi (cit.)
Tappe della vita. A dieci anni il calcio. A venti la droga. A trenta la scrittura (del calcio e della droga).
Sto scrivendo – lo so, è assurdo – è un’ottima scusa per non uscire.
I miei amici scrittori scrivono di tutto, dalle fidanzate che hanno a quelle che non hanno. Potremmo dividere la letteratura in due grandi categorie? Quella che parla delle fidanzate che abbiamo e quella che parla delle fidanzate che non abbiamo?
Qua si scrive soprattutto di cinema.
Alcuni dei miei amici che scrivono sono scrittrici.
Cartello 1: in Italia ci sono più scrittori che lettori.
Arriveremo al punto di non leggere più neanche noi ciò che scriveremo e pubblicheremo, e allora forse qualcuno dirà
A Firenze gli scrittori di riferimento hanno tutti nomi magico/religiosi tipo Santoni, Merlini, Magini.
Scrivo anche io, è ovvio. Appena mi sono laureato in Scienze Naturali – il tempo di stringere le mani e stappare un brachetto – ho deciso che avrei fatto lo scrittore.
Più scrivo più penso che gli scrittori siano i meno indicati per scrivere romanzi.
Tra gli amici scrittori non c’è rivalità o invidia, solo un grande piacere per l’altrui successo.
Trump si sta dimostrando un ottimo presidente.
I miei amici scrittori si fanno leggere. Ti danno il manoscritto scritto con il sangue e ti dicono mi raccomando dimmi tutto quello pensi senza peli sulla lingua ti prego sii spietato.
Gli scrittori sono l’incarnazione del mi-si-nota-di-più-se-vengo-e-sto-in-disparte morettiano.
Gli scrittori quando fanno i reading passano dall’essere morettiani all’essere lynchani in uno zerodue.
Scrivere è noiosissimo.
Lo scrittore, anche quando sembra non fare un cazzo, in realtà sta pensando.
Ho un romanzo nel cassetto, ma non ho la cassettiera.
I miei amici elettricisti pensano che i miei amici scrittori e me medesimo siamo una manica di froci.
Un romanzo scritto da un elettricista: ecco, lì volerebbe tutto.
Nel futuro apriremo gli scantinati delle case editrici e montagne di libri impacchettati e impolverati diranno di noi ciò che nel passato abbiamo voluto dire di noi.
Cartello 2: il romanzo è morto.
I miei amici scrittori quando gli chiedi come va ti guardano strano o fanno finta di non aver capito.
A volte al Disagio o al Caffè Notte i miei amici scrittori incontrano i miei amici filosofi e allora partono dei giri di shot che non ti dico, il rumore cosmico di fondo diventa un argomento di conversazione come un altro, ci prendiamo a pugni e ci diciamo l’ultima cosa che stiamo scrivendo
quanto è bella la frase: cosa stai scrivendo adesso?
quindi ci prendiamo per il culo e facciamo i modesti – gli scrittori sono campioni di pesca per complimenti – parliamo bene di Bolaño e male di Wallace – “datato” – salvandone certo alcune cose, forse i saggi sono la sua cosa migliore, e ci mettiamo al corrente di chi ha pubblicato, chi pubblicherà e chi non pubblicherà mai, le nuove uscite, i ragazzi ingoiati dai boa e gli squali atterrati in una città australiana, una giornata particolare.
Amo i miei amici scrittori.
Cartello 3: il romanzo non è mai stato così vivo.
Il miglior romanzo che sia mai stato scritto è ancora nel cassetto di J.D. Salinger e c’è una diatriba familiare in corso per pubblicarlo.
A volte di notte sembra di sentirlo respirare.
Gli scrittori sono persone complesse. Uno scrittore non è mai solo triste.
Scrivere è bellissimo.
P.s. Questo pezzo è dedicato al Disagio che non c’è più, ce l’hanno chiuso – o erano troppo cazzoni i proprietari, non ho capito – ma in realtà dentro di noi è sempre aperto e non devi neanche fare la tessera.
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