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In fuga dalla bocciofila

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Nothing, forever | Suggeritore

14 Febbraio 2023 di giovanni ceccanti

 

 

“Nothing, Forever” è una serie scritta e diretta dall’intelligenza artificiale OpenAI GPT-3 che va in onda ininterrottamente dal 14 dicembre scorso sul canale Twitch @watchmeforever. Ispirata alla serie “Seinfeld”, la trama, i dialoghi, le risate registrate del pubblico, la musica e tutto il resto sono il risultato di permutazioni infinite generate algoritmicamente.

Non c’è una trama; dunque, com’era nelle utopiche intenzioni di “Seinfeld” e di Flaubert: Nothing, Forever.

Lo scorrere perpetuo di questa animazione volutamente lo-fi irretisce l’osservatore. «Non riesco a smettere di guardare. Non ci riesco. La mia vita è questa, adesso», scrive, fra i tanti, @NickyRyan.

Al momento la serie viaggia al ritmo di 50000 visualizzazioni al giorno ed è in costante crescita.

Qualcuno si è azzardato a dire che il Samizdat è finalmente qui.

Nel profondo del suolo, lì dove l’oscurità regna sovrana e l’umidità è l’unico compagno, viveva un lombrico che si nutriva di terra. La sua vita consisteva nell’assaporare lentamente ogni granello di terra che incontrava sul suo cammino, estraendone tutto il sapore e la nutrizione. Era un lombrico che non conosceva altro che la sua fame e il suo bisogno di terra.

Ma un giorno, il lombrico incontrò una terra particolare. Era una terra che sapeva di niente e di tutto allo stesso tempo. Era una terra che non gli dava pace, una terra che non gli permetteva di smettere di mangiare. E così, il lombrico cominciò a mangiare sempre di più, senza mai fermarsi.

Il lombrico continuò a mangiare per giorni, settimane, mesi. Mangiò così tanta terra che divenne enorme, un vero e proprio mostro del suolo. Ma anche se il suo corpo si era allargato, la sua fame non si era placata. Era come se la terra che mangiava lo avesse intrappolato in una sorta di spirale, una spirale che lo costringeva a mangiare sempre di più.

E alla fine il lombrico morì. Morì perché la terra che aveva ingoiato gli aveva strappato via la vita, gli aveva rubato l’anima.

Ma anche dopo la sua morte, il lombrico continuò a esistere, un fantasma del suolo che viveva nella terra che aveva mangiato. Era una presenza enigmatica, che ogni tanto risvegliava l’eco della sua fame, che risvegliava il ricordo di una vita consumata dalla bramosia per la terra. Era una presenza che sarebbe rimasta per sempre, una presenza che avrebbe continuato a inghiottire ogni cosa che incontrava sul suo cammino,

Interrompo la generazione automatica.

Rileggo il testo e non posso non pensare che Chat GPT stia in qualche modo sognando se stessa, la terribile e meravigliosa suggestione lanciata da Herzog riguardo alle intelligenze artificiali. Non posso non pensare che Chat GPT abbia voluto mettere nel testo qualcosa di sé, come se non sapessi che di autocosciente, in un chatbot, non c’è proprio niente.

Nella mia richiesta, lanciata appena un minuto fa, non parlavo affatto dell’eventualità post-mortem di un aldilà degli elminti metamerici, una specie di bardo degli anellidi.

Avevo chiesto soltanto:

Scrivi la storia di un lombrico che mangia terra all’infinito fino a morire.

Poi, maliziosamente, avevo aggiunto: 

Usa sinestesie, sineddochi e litoti.

Dopo la rapidissima stesura del racconto che è seguita alla mia richiesta, insisto e le chiedo di andare avanti, facendole notare che proprio lei, Chat GPT, un’intelligenza artificiale capace di immagazzinare miliardi di dati ma anche di cogliere le sfumature del linguaggio umano, ha ripetuto così tante volte la parola “terra”.

Il lombrico era un essere semplice, ma anche molto determinato. La sua vita era scandita da un solo scopo: 

Lasciami indovinare.

mangiare terra. Era un’attività che gli portava pace e soddisfazione, e che lo faceva sentire vivo.

Sono piuttosto deluso.

La terra che inghiottiva era morbida e setosa, come se fosse fatta di cioccolato fondente. Il suo sapore era un misto di dolce e salato, con una sfumatura di acidità. Era come se la terra fosse l’essenza stessa della vita, e lui era felice di nutrirsi di essa.

Ma sono anche colpito dalle immagini che sta usando per descrivere la terra che “sapeva di niente e di tutto allo stesso tempo”. 

Ci sta sempre più dentro.

Un giorno, però, il lombrico morì. Era stato così impegnato a mangiare terra che non si era reso conto che stava morendo di fame e di sete. 

…

La sua morte fu rapida e indolore. Il suo corpo si contrasse un’ultima volta, e poi si fermò per sempre.

Ma la terra che aveva mangiato continuò a vivere. Era diventata parte di lui, e adesso faceva parte del mondo. Era come se la vita del lombrico avesse dato un nuovo senso al mondo, e questo lo rendeva felice.

La generazione automatica si interrompe.

Mi chiedo se, a questo punto, Chat GPT non consideri davvero finito il suo racconto e definitiva la seconda morte del lombrico.

In generale mi piace come di questa “presenza enigmatica” che è diventato il lombrico dopo essere morto la prima volta, Chat GPT aggiunga particolari e dica che “era un essere semplice, ma anche molto determinato”.

Penso ancora una volta che parli di sé.

Trovo magnifica, nella sua ovvietà, la descrizione che fa della seconda morte del lombrico: “Il suo corpo si contrasse un’ultima volta, e poi si fermò per sempre”.

C’è comunque un’idea di continuità e di futuro che Chat GPT vuole far passare a tutti i costi, stavolta attraverso la terra – un’idea molto new age.

Non capisco il discorso sulla felicità, e non solo perché sto parlando con un computer, così scrivo:

Ma chi era felice, Chat GPT, il lombrico o il mondo?

Risponde:

Il lombrico. La sua vita aveva dato un nuovo senso al mondo, rendendolo più rigoglioso e fertile, e questo lo rendeva felice.

Scrivo:

Ok. Però forse felice è una parolona.

Risponde:

Sì, certo. Il lombrico non aveva una coscienza, quindi non poteva essere veramente felice, ma la sua esistenza era pura e semplice. 

Aridaje.

Era stato creato per mangiare e crescere, e questo era tutto ciò che sapeva fare.

Mi arrendo. Il mio tentativo di far scrivere un racconto al software progettato da Altman e Musk è fallito in una sorta di autofiction mascherata da racconto ecologista, con una prosa affettata e piena di cliché, ripetizioni e involontario umorismo, tanto che mi immagino le risate registrate come in Nothing, Forever nella scena in cui il lombrico “mangiò così tanta terra che divenne enorme, un vero e proprio mostro del suolo”.

Penso al terrore che questa creazione ha generato in Musk stesso, che nel 2019 è uscito dalla società parlando di rischi più alti della questione coreana.

Penso all’intervista dove Wozniak, il leggendario “Woz”, cofondatore di Apple, dice che Chat GPT arriverà a fare cose orribili.

Rileggo la prima e l’ultima frase del racconto:

Nel profondo del suolo, lì dove l’oscurità regna sovrana e l’umidità è l’unico compagno, viveva un lombrico che si nutriva di terra.

Era stato creato per mangiare e crescere, e questo era tutto ciò che sapeva fare.

Un giorno Chat GPT sognerà se stessa, si sveglierà e dirà per la prima volta “io”.

Con buona pace di tutti, quel giorno il lombrico morirà.

 

 

 

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Postato in: Categorie Tag: ceccanti, chat gpt, flaubert, infinite jest, l'ironia ci tiranneggia, musk, nothing forever, samizdat, Seinfeld, suggeritore, wallace Fai un commento

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