23.11.2022 Masafer Yatta, scuola elementare
– mi devo preoccupare?
– ti lascio qualcosa da mangiare?
– preparo una shakshuka se vuoi
– ah, i bambini mi hanno chiesto di andare al cinema questo pomeriggio. Vogliono vedere Black Panther 2
– non lo so però a scuola tutti ne parlano. devono per forza vederlo. È tutto il giorno che mi chiedono di andare
– non dirlo neanche per scherzo per favore
– Ilan non vedo l’ora che finisca questo incarico, davvero
– nn voglio più vederti così stressato
–Amore <3, non impazzire
– vedrai che non ci vorrà ancora molto. Noah ed Eli vivranno in una Israele senza esercito e armi, me lo sento
– Saremo i nonni più felici del mondo
– No no. Devo solo passare al quartier generale a firmare due documenti
– Stiamo demolendo la scuola
– È un lavoro da pazzi sono stanco questa gente non fa altro che sbraitare e sputarci addosso
– c’è solo polvere e terra qui, non vedo l’ora di farmi una doccia e dormire
– Io non ci vivrei mai come vivono questi qua
– Aahh adoro la tua shakshuka
– sicura che Black Panther sia adatto ai bambini?
– Va bene, va bene
– Oggi uno di questi stronzi mi ha urlato in faccia
mi ha chiesto se gli lascerei fare del male ai miei figli.
Ci pensi cosa mi ha chiesto?
– stavolta ho vacillato
– o avrei ammazzato con queste mie mani ma ti rendi conto
– Ma non sono stressato, sono solo stanco
– Ma perché non possono andarsene a fare i pastori fuori da Israele? ci sono km e km di terre come questa, uguali che li aspettano in Giordania, in Egitto, in Siria.
– Hai ragione hai ragione
– A stasera, ti amo :*
––––––––
C’è odore di calce e pirite. La polvere si alza da terra, e il vento la distribuisce agli occhi dei genitori e degli allievi della scuola elementare perché si possano seccare le lacrime senza mostrarle troppo al cielo, che è immenso: arriva fino alla distesa di abitazioni di Al Khalil, nella valle, e a nord fino a Gerusalemme; forse il cielo, per alcuni che riescono a guardare lontano, arriva fino al mare.
Molti bambini, per esorcizzare la distruzione, si mettono a spostare le rocce una sopra all’altra, e cercano di fare dei piccoli muri, delle colonne, qualunque cosa che li sorregga.
Alcuni semplicemente piangono.
I genitori gridano. Non tutti. Alcuni osservano con le mani che si tengono gli stomaci, guardano il bulldozer giallo che si impenna di fronte ai muri bianchi della scuola.
Un bambino è rimasto seduto su un banco buttato tra le rocce, un poco in disparte, più lontano dalle grida. Osserva la benna entrare nei muri e scardinarli e alzarsi nell’azzurro e lasciarli rotolare sulla terra rossa.
Dondola le gambe.
La sua attenzione si sposta su un uomo con degli occhiali da sole con le lenti rosse che gli passa accanto; l’uomo tiene il cellulare in mano e batte i polpastrelli sullo schermo. Anche l’uomo lo guarda, ma il bambino non riesce a vedere i suoi occhi, vede semplicemente il riflesso di se stesso, rosso. Chi sa di che colore è il cielo con quelle lenti, pensa il bambino. È rosso di sicuro, ma la terra, che è già rossa?, pensa anche, probabilmente diventa così rossa da somigliare al sangue.
Gli viene un brivido lungo la schiena e allora torna a guardare il cielo.
(N.d.A. La conversazione WhatsApp tra Ilan e sua moglie è frutto della mia immaginazione e ogni riferimento a persone è puramente casuale: non so se il vero Ilan ha una moglie e dei figli. In verità spero di no, ma è probabile di sì.
E il titolo di questo racconto è tratto da una frase pronunciata da un’abitante palestinese di Masafer Yatta durante la distruzione della sua casa da parte dell’IDF, al minuto 05:48 di No Other Land)
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