Lineas Entre dos Mundos
Il giorno dopo ti svegli e ti chiedi se gli ultimi anni li hai passati a dormire oppure se li hai soltanto sognati. Guardi il pavimento illuminato dal sole del primo pomeriggio che si fa strada tra le fessure della serranda. Per terra ci sono le scarpe scaraventate ai due lati della stanza, i pantaloni, lo zaino con dentro ancora i manifesti che avresti dovuto attaccare in Paseo Ahumada. La maglietta è quella che hai addosso da due giorni e sa di nicotina, sudore e birra.
Ti alzi e vai in cucina, solo per aprire la dispensa e ricordarti che non ci sono più caffè, latte, pane, uova. Scaffali vuoti da non sai neanche quanto tempo perché di tempo per fare la spesa non ce n’è stato, e nemmeno quello per mangiare a casa.
Ti spogli, ti infili sotto la doccia e dopo indossi gli ultimi vestiti puliti rimasti sullo stendino.
Esci di casa e ti incammini verso la sede, dove ti aspettano i compagni. Nell’aria ci sono l’odore dei lacrimogeni e quello dei copertoni andati a fuoco la scorsa notte. Qualcuno intorno a te tossisce, portandosi un fazzoletto alla bocca.
Guardi la fila delle persone davanti alle edicole e poi quelle in piedi, pochi metri più in là, con la faccia sprofondata dentro i giornali e i No che spuntano prepotenti sulle prime pagine. Come ti avvicini al centro, aumentano i ragazzi con le magliette colorate e la bandiera cilena sulle spalle. Corrono, ridono, ti superano, sorpassano le carcasse delle automobili carbonizzate lungo i marciapiedi.
Passi davanti a un bar e ti ricordi che non hai ancora mangiato. Lasci che le gambe ti portino dentro. I compagni aspetteranno. I camerieri e gli altri clienti tengono gli occhi fissi sulla Tv appesa alla parete. Le immagini mostrano una storia che già conosci: la folla che festeggia nell’Alameda del Libertador Bernardo O’Higgins, le camionette dell’esercito che se ne vanno, e poi Alberto Cardemil, il sottosegretario all’Interno, che nelle prime ore della mattina aveva annunciato i risultati parziali del referendum: 44 percento per il Sì, 53 percento per il No. Un cameriere si avvicina e tu ordini un panino e una Coca Cola, senza staccare gli occhi dallo schermo. Hai paura che basti togliere lo sguardo anche solo per un istante per dare a Pinochet la possibilità di annullare tutto. Temi che compaia in televisione vestito con la divisa bianca e il berretto militare e dica che è stato uno scherzo, che il referendum non è valido, che non ha nessuna intenzione di andarsene ma anzi, sarà lì per altri otto, dieci, cent’anni se necessario, magari mostrando la testa mozzata del generale Matthei, quello che stanotte si era permesso di anticipare ai giornalisti la vittoria del No. E allora tu e tutti gli altri tenete gli occhi fissi sulla Tv a osservare la folla che esulta e i cronisti cileni e quelli internazionali che si passano la parola, analizzando il voto regione per regione, provincia per provincia, comune per comune, per dare forma al futuro che vi aspetta. Che cosa farà adesso il generale Pinochet? Ammetterà la sconfitta o resterà aggrappato alla poltrona, chiuso nei suoi uffici, gli stessi che aveva bombardato quindici anni fa? E loro, quelli che hanno vinto, che faranno? Che poi tra quelli che hanno vinto ci sei anche tu ma eri così preso a sezionare il passato e a immaginare il domani che non ti eri fermato a pensare all’oggi. Che cosa farai oggi?
Il cameriere ti porta il panino e la Coca Cola, anche lui con lo sguardo sullo schermo. Chissà dove sono adesso i compagni, se sono ancora in strada a festeggiare, se stanno in casa a dormire, se Consuelo ha ritrovato la borsa, se Enrique si è ripreso dalla sbornia. Senti dei ragazzi cantare fuori dal bar.
Siamo cinquemila qui
In questa piccola parte della città.
Siamo cinquemila.
Quanti siamo in totale nella città e in tutto il Paese?
Finisci il panino e bevi l’ultimo sorso di Coca. Lasci i soldi sul tavolo e ti alzi. Le nuche sono rivolte verso la televisione che trasmette le immagini dei festeggiamenti in corso in tutto il Cile. Ti avvicini alla porta: i rumori che provengono dalla Tv si fondono con quelli delle persone per strada. Giri la maniglia ed esci.
***
Questo racconto fa parte della rubrica Lineas Entre dos Mundos, percorso di avvicinamento all’edizione 2024 del festival Entre dos Mundos, dedicato al cinema iberoamericano, che si terrà a Firenze dal 19 al 21 settembre 2024.
Da giugno a settembre, ogni settimana, pubblicheremo un racconto ispirato a un film scritto, diretto, girato e prodotto in un paese dell’America Iberica.
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