Introduzione.
C’è questa cosa secondo cui le persone intelligenti sarebbero più depresse. La Boston University avalla questa tesi e riporta grafici, stabilendo una proporzionalità diretta tra intelligenza e tristezza – cresce verso destra. Nella foto in testa all’articolo c’è il bandanone chino di David Foster Wallace mentre in nota si passano in rassegna altri e memorabili casi.
Sarà forse per questo che le persone intelligenti odiano l’estate – stagione gioiosa e buzzurra per eccellenza, stagione di panze marroni e havaianas, di sagre del muscolo e chupiti – o ne amano soltanto l’intrinseca malinconia. Le persone intelligenti, d’estate, si soffermano davanti al tramonto e dicono agli altri: «Andate avanti, vi raggiungo al tavolo, intanto ordinate il fritto».
Sviluppo o esposizione dell’idea.
Perché gli psicoanalisti vanno in vacanza proprio d’estate?
(Woody Allen, persona intelligente)
D’estate è un po’ come se Madre Natura si mettesse le calze a rete e un paio di zeppe e scendesse in strada come una drag queen al Gay Pride. C’è qualcosa di elettrico e di folle nell’estate, una f.o.m.o. diffusa penetra le persone in ferie. Le persone intelligenti approvano e capiscono, tentennano la testa ma alla fine boh, alla fine restano a casa. Perché mettersi in coda in autostrada, con questo caldo, in mezzo alla pazza folla?
Le persone intelligenti, dopo aver mangiato il loro piatto di fritto e aver rubato un paio di gamberoni dal piatto di quello accanto, dopo aver preso caffè e ammazzacaffè e aver convinto tutti a pagare alla romana, esclamano: «E comunque l’inverno sta arrivando».
È a questo punto che l’antropologo della Boston U. parla di “vicolo cieco evolutivo”: come può l’intelligenza essere un mezzo evolutivamente vantaggioso se non permette, non dico il raggiungimento della felicità, ma quantomeno di godere della stagione più bella dell’anno? O dobbiamo lasciare che l’estate sia il bivacco di un manipolo d’idioti?
Conclusioni.
Dopo le grandi vette della saggezza voglio solo le verdi praterie della stupidità.
(Ludwig Wittgenstein, altra persona intelligente)
Stuoli di persone intelligenti barricate in casa che scrutano la città deserta mentre Madre Natura balla sguaiata M.I.L.F. $, il nuovo pezzo di Fergie. Sciami di Trintignant in attesa del proprio Gassman, pletore di giovani Dustin Hoffman laureati e stufi, mentre tutti gli altri a Miami Beach ballano il pezzo dell’estate.
Allora le persone intelligenti, in quanto intelligenti, cominciano a rivalutare certe mete turistiche che non consideravano neppure a 16 anni; approvano il vestirsi bene, il curarsi e il ben presentarsi, una volta visti come superficialismi; le persone intelligenti si depilano; diventano formali, ma come può esserlo un ingegnere; cominciano, al lato della bocca, a ridere alle battute di Ricky Memphis, a capirne il significato nascosto; uno spasmo – persino – nei momenti di massima confidenza, serra le palpebre dell’occhio destro occludendo metà della visione stereoscopica: un occhiolino. Espressioni tipo “vola tutto”, “piglia bene”, aiuteranno, accompagnate da epiteti come “bomber”, a completare la trasformazione. Le persone intelligenti cominciano a drogarsi. Coca, Md, un personal prima di dormire. Stavolta non c’entra la depressione, casomai una certa maturità di pensiero.
Post scriptum o enigma.
Ma ti dicevo quindi dell’Islanda. Una sera, tornando a casa, un alce ci si para davanti alla macchina. Questo enorme ruminante, generalmente schivo, timido, è davanti a noi. Il più grande cervide vivente ci guarda instupidito e accecato dai fari. Per qualche istante rimaniamo immobili a guardarlo, come se potessimo convincerlo col nostro silenzio che può riprendere il suo trotto incerto. Ma lui niente, mastica e guarda, guarda e mastica. E poi attacca.
Avete mai sentito un alce piangere? Fa più o meno così.
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