di Stefano Bonomi
Tom ebbe una visione. Non dormiva bene da un mese. Vide la costruzione del suo pensiero. Si trattava di una costruzione molto alta, con diversi piani, quasi un grattacielo.
La struttura del pensiero di Tom era, perciò, composta da numerose stanze, anzi numerosissime. Ogni stanza era piena di oggetti.
Tom aveva fatto crescere ed espandere quel grattacielo come fosse un bosco. Assomigliava a una gigantesca torre di Pisa, poiché l’equilibrio era precario.
Quindi uscì da sé stesso, per paura di crollare col suo stesso pensiero. Voleva vedersi dall’esterno.
Aveva scritto un libro in cui attraversava il grattacielo del pensiero. Si trattava di una sorta di sommario del suo pensiero.
Aveva regalato quel libro a due amiche.
Non è eroico il tentativo di oggettivare qualcosa di astratto come il pensiero?
Questo era stato il suo tentativo disperato.
Ma vi era un grattacielo accanto al suo. L’arcaico.
Il pensiero è una rete di misure e rapporti. Non lo sapevamo che potevamo dare un nome ai rapporti? E creare una gerarchia? In modo da chiudere la rete e tenerla stretta nella tasca…
C’è differenza tra silenzio e silenzio, come c’è differenza tra chi ha una rete in tasca e chi
non ce l’ha
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