(scritto da Francesco Migliorini also known as M.I.G.L.I.O.)
A detta di tutti, quest’anno il Festival di Cannes è andato molto bene: una selezione ufficiale più coraggiosa del solito, alcune ottime new entries nel circuito dei grandi autori, un numero più alto di buoni film rispetto all’anno passato.
A poche ore dalla premiazione, il candidato numero uno alla palma d’oro è Toni Erdmann, della tedesca Maren Ade: una commedia (!) di tre ore (!!!) in cui un padre cazzaro tenta di sabotare la carriera della figlia in una grande azienda petrolifera a suon di gag irriverenti. Il film sembra aver messo d’accordo tutti, dalla critica più conservatrice fino ai giovani critici d’assalto.
Grande accoglienza ha avuto anche l’ultimo film di Jarmusch, Paterson, girato col solito stile minimalista, poetico e strampalato. Protagonista è Adam “Kylo Ren” Driver, che interpreta un autista di autobus che osserva la piccola città in cui vive, ne assorbe l’energia e prova a riversarla sulla pagina bianca sotto forma di poesia. Nell’occasione, Jarmusch ci ha tenuto a far sapere che non ha mai visto neppure un film della saga di Star Wars.
Molto bene sono andati anche i due rumeni in concorso: Cristi Puiu con Sieranevada, un dramma sospeso tra impianto realistico e commedia dell’assurdo, in cui una riunione familiare diventa occasione per l’esplosione di contrasti, frustrazioni e conflitti repressi; Cristian Mungiu (già vincitore della palma con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni) con Bacalaureat, film di grandi interrogativi morali in cui un padre, dopo che la figlia è stata aggredita alla vigilia di un esame che segnerà il suo futuro, deve scegliere quanto spingersi “oltre” nel tentativo di aiutarla a superare la prova.
Alcuni tra gli autori più noti e celebrati sono andati meno bene. Né Almodovar, che presentava il sobrio melò Julietà, né i fratelli Dardenne, con La fille inconnue, sono riusciti a convincere del tutto. Accoglienza tiepida anche per The Saleman dell’iraniano Farhadi, regista de Una separazione, e per Mademoiselle di Park (Oldboy).
Molto più polarizzati sono i giudizi sui film francesi. Assayas ha presentato Personal Shopper, una storia di fantasmi ambientata nella Parigi dell’alta moda, con protagonista l’ex vampiretta Kristen Stewart (di cui molti, incredibile a dirsi, hanno apprezzato l’interpretazione). Il film è stato fischiatissimo alla proiezione stampa, ma è molto nutrita anche la pattuglia degli estimatori. Dumont, dopo il successo della miniserie P’tit Quinquin, prosegue sulla stessa strada con Ma Loute: una commedia surreale in cui temi ed elementi classici del suo cinema (delitti violenti e incomprensibili, rivelazioni mistiche, il misterioso paesaggio della Francia settentrionale) si nascondono sotto la coperta della comicità. Anche Guiraudie, regista de Lo sconosciuto del lago, torna sui temi prediletti (sesso, morte e amenità simili) con l’ultimo Rester Vertical. Il film non è piaciuto molto, ma una parte della critica più radicale lo difende con fermezza.
Numerose sono state le interpreti femminili molto apprezzate: l’immancabile Isabelle Huppert in Elle, ritorno alla regia di Verhoeven (Robocop, Basic Instinct), sulla CEO di una compagnia di videogiochi alla caccia del misterioso personaggio che l’ha aggredita e violentata; Sonia Braga in Aquarius del brasiliano Mendonça Filho, uno dei volti nuovi del festival, sulle vicende di un’anziana critica musicale che si scontra con gli speculatori immobiliari che vogliono cacciarla di casa; l’esordiente Sasha Lane in American Honey, della regista inglese Andrea Arnold, un road movie attraverso gli Stati Uniti.
Meno bene sono andati l’enfant prodige Xavier Dolan con Just la fin du monde, su un giovane che torna a casa per annunciare alla famiglia che sta per morire, e Winding Refn con The Neon Demon, horror ambientato nel mondo dell’alta moda. Si dice che entrambi i registi, tecnicamente molto dotati, si siano forse chiusi troppo nel loro stile, autocompiaciuto e perennemente sopra le righe.
Gran finale con le nostre previsioni:
Palma d’oro: Toni Erdmann (Ade)
Gran Premio della giuria: Bacalaureat (Mungiu)
Miglior regia: Verhoeven per Elle
Premio della giuria: Personal Shopper (Assayas)
Miglior sceneggiatura: Paterson (Jarmusch)
Miglior attore: Shobeib Hosseini in The Salesman
Miglior attrice: Sonia Braga in Aquarius
Ce la faremo a indovinarne almeno 3? In caso negativo, siate clementi col lancio delle uova.
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