Alle 13, ora italiana
presso il dipartimento di Manhattan
Harvey Weinstein si è consegnato alla polizia.
È apparso sorridente.
Sotto il braccio, in bella vista
una biografia del regista Elia Kazan.
Kazan sopravvisse a due mogli e morì
di morte naturale
nel suo appartamento di Manhattan
nel 2003.
L’elefante nella stanza di Kazan
è la sua testimonianza
di fronte al comitato McCarthy
in cui fece i nomi di numerosi attori e registi
rovinando loro la carriera.
Non gli Oscar, né il successo.
Forse per questo
Weinstein trova ispirazione in questo libro
e tenerlo sotto il braccio
lo consola.
Oppure è solo una montatura
per i giornalisti.
Il mostro, come lo chiama Jimmy Kimmel,
è accusato di molestie e abusi sessuali
da almeno 80 donne.
Per quanto lo riguarda,
questo è l’elefante nella sua stanza.
I Kazancıoğlu commerciavano in tappeti.
Il padre di Weinstein era un tagliatore di diamanti.
Migliaia di poveri
hanno avuto una zuppa calda
grazie alla Robin Hood Foundation
dove siede il democratico Weinstein.
Kazan è uno dei più grandi registi di sempre
e ha inventato attori come Brando, Dean o Newman.
Ma quando gli hanno consegnato l’Oscar alla carriera
Nick Nolte e Ed Harris non hanno applaudito
né si sono alzati
in segno di protesta.
Sono due uomini complessi
Kazan e Weinstein
ma l’elefante nella loro stanza è troppo grande
perché la gente non lo veda.
Alle 17, ora italiana
Weinstein ha pagato la cauzione
fissata a 10 milioni di dollari.
Quindi ha consegnato il passaporto e
ha messo il braccialetto elettronico.
Benjamin Braffman, l’avvocato,
si è detto ottimista.
Se si dovesse arrivare al processo –
ha aggiunto il legale –
mi auguro siano scelte
12 brave persone.
Poi sono saliti in macchina,
Weinstein dietro
Braffman davanti
e hanno iniziato a cantare.
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