di Stefano Tarquini
Quando Miriam esce con Nino, Elvira ha tutta casa per sé. Di solito accade ogni lunedì. Si vedono ancora, anche se Miriam lo ha lasciato già da un po’. Dice che sono rimasti amici, ma non ci crede neanche lei. Lui scopa bene e lei ancora non ha trovato nessuno altrettanto bravo a letto. Opportunismo, essenzialmente.
Elvira guarda dalla finestra la vecchia Opel Corsa nera di Miriam allontanarsi dal parcheggio assegnato al loro appartamento, e si chiude in casa a chiave per sentirsi più sicura.
Oggi Elvira si gode la sua mezza giornata di casa libera e di uscire proprio non ha voglia. Si piazza sul divano ancora in pigiama, consapevole che non si sarebbe lavata né cambiata né truccata. Alla sua libertà non serve di certo un buon mascara, né un alito fresco Arbre Magique gusto vaniglia.
Prende la scatola di biscotti dove nasconde l’erba, avvicina tabacco e cartine, taglia con le sue forbici preferite un rettangolo di cartone dalla copertina di un vecchio quaderno di scuola per fare il filtro, e si mette al lavoro. Mette la cima mezza arancione nel grinder per sminuzzarla e con il massimo della cura cerca di non farne cadere nemmeno una briciola.
Finito di fumare accende il portatile condiviso con Miriam, e ritrova il video porno con cui si era masturbata la sera prima. Anal Forever. La categoria sesso anale era inflazionata in quella casa. Miriam era una grande fan della cosa, diceva che Nino riusciva a farla venire da dietro. Elvira invece il suo culetto l’aveva usato sempre e solo per cacare. E voleva rimediare. Doveva rimediare.
Aveva quasi perso la sua verginità da ragazzina, giocando con una carota, sotto consiglio di un’amica più grande. L’idea di infilarsi qualcosa dentro era esclusa a priori, e pensava che prima o poi qualcuno di reale lo avrebbe trovato. Ottimista. Era veramente troppo tempo che nessuno se la filava, e la cosa cominciava a pesarle sul serio.
Spinge play. Il video parte. Lei: castana, capelli corti, appena uscita dalla doccia, poggiata al lavandino del bagno che si guarda allo specchio. Lui: venti lunghi grossi centimetri, abbastanza veri da far paura anche all’uomo nero o pornoattrici seriali e navigate. Le divarica le chiappe infilandoci dentro la lingua e comincia a leccarle il buco del culo aprendolo lentamente.
Si faranno delle lavande prima di queste scene? Pensa se quando lo toglie ci trova la sorpresa. Ride, pensando a micro pezzettini di cacca super puzzolenti che queste povere attrici sono costrette a ingurgitare con tanto di sorriso sulle labbra, in caso di venuta in bocca post anale. Rabbrividisce, ma prosegue la visione, infilando la mano nelle mutandine antisesso bianche. Col palmo del dito medio comincia a toccare il suo punto preferito.
No vibratori. No penetrazione. Solo dito. Nel clitoride. Fradicio. Di solito ci mette un minuto a venire, ma oggi vuole provare a resistere di più. Ottimista.
Black Mamba si sputa sulla cappella., Con quei ditoni bagnati che già sarebbero bastati a Elvira per volare alto, entra nel culetto bianco della signorina ancora tutta madida di acqua e sapone.
Raggiunta un’ottima erezione post smanacciata di rigore, glielo infila. Tutto. Per bene. Senza lasciare fuori nemmeno un centimetro di carne. Comincia a sbattersela a dovere. La ragazza ruota la testa per guardarlo negli occhi e finge di soffrire. A Elvira questa cosa la fa impazzire. Un brivido interminabile. Può godere a voce alta, può strillare e viene all’istante, distogliendo l’attenzione dal video. Poi mette pausa e chiude la pagina.
Miriam le ha consigliato di usare un sito di incontri per universitari, un Tinder di settore chiamato appositamente Ateneo xv. Scorre le foto profilo, questa si: cuore; questa no: x; ma pensa che i siti di incontri si esauriscano lì, nel match e niente di più. Così entra ed esce una volta ogni tanto per vedere se qualcuno le scrive. Nessuno. Prova a farsi qualche foto più accattivante, ma è troppo fatta e ride come una scema.
Miriam l’aveva usato parecchio negli ultimi anni, colmando col sesso occasionale i sui bisogni di donna. E si era evitata anche tanti scazzi e accolli inutili, perché tutti gli iscritti erano uguali: zero prese a male e tanta voglia di scopare senza passare dal via. E si era annotata tutto su un diario segreto di cui era molto gelosa: nickname, numeri di telefono, centimetri, pregi e difetti. Elvira sapeva dove lo teneva.
Entra nella stanza di Miriam con un’agilità kungfupandiana e rovista nel cassetto dei segreti, facendo una foto col cellulare per rimettere ogni cosa esattamente dov’era. Preso il quaderno manda un vocale a Miriam per capire a che punto è. Neanche visualizza. Ottimo segno. E comincia a leggere.
Settantaquattro uomini in un anno e mezzo di corso. Lei tre, in una vita. Due e mezzo, calcolando che Jonathan, l’ultimo ragazzo frequentato, dopo tre mesi di pomiciate l’aveva lasciata per un altro. Indeciso, perlomeno.
Stregatto, Mirco, 27 anni, rasato sopra e sotto, pulito, non sa leccare la fica, smorza candela, tre minuti scarsi, tre sigarette dopo, cancello il numero, addio.
Simoncino90, metallaro, capello lungo, non profuma di niente, glielo succhio ma non ingoio mai al primo appuntamento, parla troppo, mi scopa bene, lo richiamo. Cazzo quanto parla, instancabile. Anale, non ci riesce. Peccato. Avanti un altro.
Mortadella, enorme cazzo a supplì, non mi entra in bocca, missionario a certi livelli, spacca fica, peccato, cancello il numero, addio. Invece gli do un’altra possibilità, me la rompe stavolta, addio per sempre. Esagerato.
Moreno, gentile, mi offre la cena, non gli si alza manco con le cannonate. Zero carbonella. Capita.
Artù88, sposato, bevitore, mangia fica, mi fa venire sei volte in un pomeriggio. Anale top. Ci sa fare. Lo richiamo di sicuro, sottolineato. Mi scarica lui. Perché?
Elvira li legge tutti e settantaquattro. Un po’ si eccita, un po’ le viene da ridere. E da piangere. Perché lei con questo tipo d’incontri non è capace, non ce la fa a darla via al primo appuntamento. Non si aspetta di certo il corteggiamento ma insomma, una via di mezzo adeguata che la sblocchi, che la trasporti, ma dove? Non fiori ma opere di pene.
L’ultimo profilo non lo vuole leggere, perché Nino lo conosce bene e non vuol sapere com’è a letto. Anche se pensa di saperlo, perché le volte che li ha sentiti scopare, con l’orecchio attaccato al muro della sua stanza, erano state innumerevoli. E di lui, forse, ne era stata anche innamorata. Ma se lo teneva per lei.
E ogni volta Elvira aveva sperato che, addormentata la sua coinquilina, lui sarebbe andato da lei, anche solo per un bacio, anche solo per fare due chiacchiere. Questo gioco la eccitava, dividere casa e uomini con l’amica. Ma di tutte le sue perversioni non restava che un sogno che termina quando termina la notte, utile solo per masturbarsi.
Chiude il diario e lo ripone nella stessa posizione in cui l’ha trovato. Miriam le risponde al vocale: “Sto tornando. Non cucinare. Ho un cartone di pizza da scaldare e qualche supplì. Ti saluta Nino!”. Emoticon a goccia.
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