Seguendo un accorato consiglio di Stefano, mi guardo It Follows, inquietante horror a sfondo sessuale del 2014, vincitore di svariati premi in giro per il mondo (anche se tutti presso festival minori) e mi bastano cinque minuti per cominciare a domandarmi di cosa parli effettivamente questa pellicola, intendo di cosa parli fuori dalla metafora.
Con un’estetica tendente al videoclip, tratto da un sogno del regista David Robert Mitchell (oniricità che dona alla pellicola una splendida aurea kafkiana), la trama racconta le vicende di una ragazza molto giovane e molto bella che, dopo un rapporto sessuale con un ragazzo conosciuto da poco, viene inseguita da una strana entità capace di cambiare aspetto, in particolare prende le sembianza delle persone a lei più vicine, sembianze che il film segnala (quando non si tratta direttamente dei protagonisti) attraverso brevi inquadrature delle foto appese alle pareti. Questo It di Stephenkingiana memoria avanza lento, muto e inesorabile verso la protagonista nel tentativo di ucciderla e l’unica possibilità che Jay (interpretata dalla bionda Maika Monroe) ha di sopravvivere è quella di scappare, oppure di fare sesso con un’altra persona a cui passare il tocco malefico della maledizione.
Nel complesso, nonostante una regia che indugia forse un po’ troppo sui volti angosciati dei giovani protagonisti, il film non è affatto male, soprattutto per gli appassionati del genere (quale io sono). La fotografia è sufficientemente americana da ricordare Edward Hopper e simili, la colonna sonora riecheggia il miglior Carpenter o Refn (anche se Refn io ormai lo vedo sottotraccia in tantissimi film e videoclip contemporanei per cui probabilmente non conta), i dialoghi minimali rispecchiano il vuoto complessivo che si è creato intorno ai personaggi e solo a tratti si fa didascalico facendo perdere la tensione generale che conduce all’orrore. La cosa importante è che per buona parte del film ho continuato a domandarmi di cosa parlasse (fuori dalla metafora) questa pellicola.
E ho tratto alcune conclusioni: 1) Parla degli adolescenti di oggi; 2) parla della generale assenza della famiglia, in particolare delle figure genitoriali, incapaci di sostenere i propri figli nei momenti di difficoltà. Le uniche persone su cui possiamo contare sono gli amici, anche se (e qui durante il film mi scappava proprio da ridere) gli amici si dimostreranno degli eroi sacrificandosi per Jay, ovvero andandoci a letto (che un po’ mi ricorda certe manovre logiche che un mio amico faceva al liceo per convincere qualche ragazza a condividere il cuscino con lui nelle fredde notti d’estate); 3) parla della violenza sessuale e di come in fondo ci si senta sempre marcati, indicati, impauriti, inseguiti da entità non bene identificabili dopo uno stupro o anche qualcosa di non necessariamente così eclatante (come sostiene una ribelle in una puntata di Futurama: ho subito violenze verbali non espresse); 4) parla anche della necessità che gli adolescenti hanno di fare esperienza, scopando a caso con persone sconosciute e quindi 5) parla delle malattie veneree.
Sto continuando a domandarmi se la morale di It Follows alla fine sia conformista o libertina, perché in definitiva l’ambiguità rimane, come la scena conclusiva, dove non si può mai sapere se i mostri che portiamo dentro a causa delle nostre esperienze sessuali siano stati sconfitti per sempre oppure rimangano là giù, sullo sfondo che la telecamera lascia volutamente fuori fuoco.
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