di Gabriele Merlini
«Posto che il cinema sia finzione e la finzione il bello del cinema, fingere di amare il cinema dovrebbe essere la sublimazione di tutto. No?»
Silenzio.
(Va detto che misurarsi in faccende del genere è sempre complicato e tocca aspettarsi reazioni quantomeno goffe.)
La mia dirimpettaia domanda quale sia il punto e le spiego che voglio rendere omaggio alla settima arte nel modo più intimo che conosco, ovvero attraverso la specchiata onestà. Situazione per me piuttosto inedita.
«Vai avanti.»
«Beh, come sai non nutro una grande passione per il cinema e capita mi ci approcci mentendo su trame, attori o tecniche di regia capaci di risolvere il fine settimana. Mi segui?»
Ancora silenzio.
«D’altronde proviamo a salvarci come possiamo ed è normale calcare la mano. Però alla lunga accumuli una qualche fatica e magari sarà pure liberatorio aprirsi. No?»
Mi dice fai tu.
Siedo e faccio io: quali sono state le più incredibili bugie dette su pellicole visionate in questi (quasi) quarant’anni di onorata carriera di sala, nella norma vicinissimo allo schermo per una notevole facilità di distrazione e vigliaccamente cercando ogni espediente buono a non essere smascherato quindi identificato dal compagno/a di poltrona come il perenne devastato dalla noia che nei fatti (quasi sempre) sono?
«Dal mio punto di vista è una pessima idea. Sottolinei giusto il fatto che sei un arido incompetente. Però fai tu.»
Faccio io e, buttando giù la lista, posso soltanto sperare di non causare danni irreparabili al magazine cui invierò il pezzo che, al contrario, sembra tenerci molto a quanto di seguito maneggerò con superficialità, lacune ed eccessiva stronzaggine.
Partiamo.
1. No. Non ho mai visto Quarto Potere. Eppure ho trascorso decadi a lodarne l’aderenza con l’attuale mondo dei media, specie l’editoria che ci mette sempre nei guai. Inoltre ho citato in ogni salotto cui mi hanno invitato a sorseggiare prosecco la battuta dell’orologio a cucù e la Svizzera, nemmeno sapendo se davvero stia in Q.P. o altrove¹ª.
2. Mica piango io, al cinema. Giuro. Ciononostante, quando sul limitare del bosco Logan (spoiler), ho faticato a nascondere gli occhi paonazzi e ogni muscolo del viso ha tremato tipo fanciullino. Idem ai Guardiani della Galassia allorché (spoiler) esplodono migliaia di colori ipnotici nello spazio per celebrare la (spoiler) di (spoiler.) Il sacrificio di Jean Grey/Fenice ma pure l’uscita di scena inattesa del Professor X per mano di X-24 che tra l’altro è identico a (spoiler.) Al contrario l’Attimo Fuggente mi fa sbellicare dalle risate e rimango di un impassibile ambiguo con Schindler’s List.
3. Detesto Éric Rohmer e in passato ho utilizzato fotogrammi delle sue opere unicamente per dare una parvenza di spessore a certi articoli online che scrivevo. D’altronde ero giovane, inesperto di faccende mondane e mi pagavo l’affitto lavorando come commesso di dvd/cd in un negozio del centro mentre provavo a mandare in giro i primi esperimenti di fiction. Sorridevo e consigliavo a qualsiasi laureanda dai capelli biondi il Racconto d’Autunno nella speranza di una birra dopo chiusura, progetto tuttavia che puntualmente stentava a decollare.
4. Mai compresa la trama del Signore degli Anelli. Ma li ho visti tutti, forzando una ridicola consapevolezza mentre Grunnudir figlio di Hrom espugnava la rocca di Flannomar (ciononostante sono sempre stato più che puntuale nel ricordare ai presenti che Peter Jackson ha esordito con una pellicola riguardante esseri umani tramutati in hamburger e quella sì che aveva un decoroso valore di rottura con la borghesia benpensante di fine ottanta™.)
5. No. Non sono amico di Maurizio Nichetti. Non è vero che sono amico di Maurizio Nichetti, al netto di ciò che ho fatto credere quando avevo undici anni. Ok una volta il regista di Il Bi e il Ba ha cenato nella mia casa al mare, ma il motivo fu che non aveva una TV in villeggiatura, voleva vedere un programma registrato in cui l’avevano premiato e un conoscente comune lo indirizzò dai miei genitori («alla fine sono brave persone, vedrai. Non farti intimidire.») Nello specifico ricordo un tizio piccoletto, poco propenso alla risata, con una voce da pulcino ma taciturno, chiuso e assente eppure piuttosto bendisposto a concedersi al rito dei disegnini-autografo sul diario dopo il dolce.
Tutto qui?
«Non credo» sussurro. Perciò temo ci sarà spazio per una seconda cinquina. Ma dopotutto persino questa potrebbe essere una bugia da vecchio amante del cinema sulla radiosa via della redenzione².
¹ª Sta nel Terzo Uomo (1949) e fa così: «sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia per trent’anni hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.» Niente di che, ma talvolta mi è andata bene guadagnando un discreto ooooh di ammirazione degli interlocutori più prossimi al caminetto.
² Figurarsi.
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