C’era una volta agosto, la lunga domenica dell’anno prima del lunedì-settembre in cui ricominciava il tran tran. C’erano una volta uno studente e le sue vacanze. Ora non ho una lira per farne due e devo lavorare, lavorare, lavorare. Del resto non mi lamento: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Ultimamente le estati sono piuttosto calde da queste parti ed io attraverso le strade con un machete per tagliare a spicchi l’umidità e creare varchi e passaggi. Per andare a lavoro e agli aperitivi.
Ogni tanto passa un tornado che rade al suolo le nostre certezze.
Stanti così le cose, essendo l’ambiente così ostile e il mio tempo così risicato, ho deciso di diventare un mistico e abolire la volontà.
Mi spiego meglio. Non riesco a guardare film in streaming perché il calore del computer diventa insopportabile già durante i titoli di testa. Non posso andare al cinema perché il sudore del viaggio unito all’aria condizionata della sala potrebbe uccidermi o farmi venire un raffreddore, quantomeno. Non parliamo dei cinema all’aperto: sono solo l’ennesima scusa per bere birra e fumare cicchini – e poi non mi va di vedere i film di Walter Veltroni.
Così tornano di moda la buona vecchia TV[1] e il suo palinsesto. Ecco dunque i miei 5 film dell’estate, so far:
Tuck Everlasting – Vivere per sempre
Dove ho già visto la protagonista di questo film? Questa domanda m’inchioda allo schermo e m’impedisce di distogliere lo sguardo. È un film terribilmente sdolcinato e emo e io non riesco a distogliere lo sguardo. Ci sono il William Hurt di Stati di Allucinazione, la Sissy Spacek di La rabbia giovane e Carrie lo sguado di Satana, il Ben Kingsley di Gandhi, la ragazza con enormi occhi azzurri di…
Il tema è ambizioso: è vita la vita immortale? No, ovvio: come può esistere la vita senza la morte? Il bianco sarebbe bianco se tutto il mondo fosse bianco? Borges a Los Angeles. Ma se mi innamoro di un immortale devo bere o no dalla fonte di eterna giovinezza? Dopo quanto tempo si considera davvero scaduto un cartone di latte rispetto alla data di scadenza indicata sotto il tappo? Poi mi ricordo che la ragazzina l’ho già vista in versione sexy ingenua nel primo Sin City e allora il dito è già partito e il canale già girato.
La foresta pietrificata
Su Retecapri[2] danno film vecchissimi. Film così vecchi che non vi verrebbe mai voglia di guardare. Sono film sbiaditi, offuscati, i titoli annunciati da trombe sbilenche ma trionfanti. Raccontano storie che si dipanano un passo dopo l’altro, pazienti, storie che intrattennero il tempo libero di migliaia di uomini e donne attorno alle due guerre mondiali. Queste pellicole sono conservate in meticolosi archivi pieni di polvere. Alcune sono andate perse in terribili incendi. Altre sono in mano ai galoppini di Retecapri. Il film in questione (1936) lanciò la carriera nientepopodimeno che di Humphrey Bogart, la più grande star di tutti i tempi secondo la classifica AFI.
Tamara Drew – Tradimenti all’inglese
L’umorismo e i denti storti degli inglesi sanno sempre di antiquato, incredibilmente antiquato, ottocentesco. Guardare Mr Bean mi fa sentire pleistocenico. Non fa differenza questa commedia che approfitta delle chiappe fotoniche di Gemma Arterton per traghettare una trama inesistente e personaggi vuoti e battute tipo le freddure che faceva il vostro compagno di banco secchione per apparire simpatico alle ragazze. Si ride e ci si diverte finché uno dei protagonisti non muore investito da una mandria di mucche assassine e rimane steso nella mota a testa in giù qualche secondo di troppo per non instillarci il dubbio che forse abbiamo girato involontariamente canale; allora sbattiamo le palpebre e ci guardiamo attorno ma no, i prati verdi il pesce fritto la birra scura i denti storti l’umorismo sottile sono sempre lì.
Amore a prima svista
Arrivano i fratelli Farrelly (il film d’esordio è Scemo e + scemo, del ’94, una pietra miliare) con il solito branco di dementi. Uno dei protagonisti cammina a 4 zampe, un altro ha una minuscola coda. Jack Black si innamora di Gwyneth Paltrow, una ragazza di 106 chili che fa la volontaria nel reparto bambini ustionati. Il fatto è che lui, a causa di un magico psicanalista, vede solo la bellezza interiore delle persone – cioè non solo di Gwyneth ma anche dei bambini, dei colleghi di lavoro, delle signore anziane – e quindi ai suoi occhi le pelli tornano lisce, le cicatrici si appianano, vanno via brufoli e lardo, via cellulite e smagliature, via fronte troppo alta, denti storti, sgugghia, labbra leporine, doppio mento, nasi a patata, occhiaie, punti neri, gambe a x, spalle a gruccia, schiene pelose. C’è una tizia a un certo punto che è così gentile e disponibile che Jack vede solo due enormi tette e delle labbra umide.
Convoy – Trincea d’asfalto
Peckinpah è uno stramaledetto genio senza il quale Tarantino sarebbe probabilmente la metà di quello che è. I camionisti capeggiati dallo spregiudicato trombatore Kris “Anatra di gomma” Kristofferson si ribellano ai poliziotti – gli “orsi – capeggiati da un folle e obeso Borgnine. Il grande convoglio una volta iniziato non si può più fermare: Mad Max in salsa Peckinpah. “Contano solo i grandi camion, le grandi donne e il grande mangiare”. Il convoglio diventa reality e i giornalisti chiedono: è una cosa politica? Kris risponde: no, come la vita: è una cosa spirituale. Si fottano i sindacati. Un grande serpente a sonagli che non sa neppure dove va taglia il cuore rosso e pulsante d’America. E quando l’orso dice:
«Io sono la legge, mettiti in testa che io rappresento l’ordine!»
Allora l’anatra risponde:
«E io ti piscio addosso, addosso alla tua legge e al tuo ordine!»
Da notare: sul cofano del camion di Anatra di gomma c’è la stessa anatra che ha Kurt Russell sul cofano della sua Chevrolet Nova SS in Death Proof. Il bello di Quentin è che è riconoscente.
[1] Quando dico “buona vecchia TV” sono sincero: a guardare la TV si torna bambini come per magia. Seguire passivamente le pubblicità ha un che di ristoratore, l’idea di perdere tempo anziché ottimizzarlo come ci ha costretto a fare lo streaming. C’è poi il caso che alla terza o quarta volta che Banderas si mette a parlare con le sue galline la nostra pazienza di adulti seri e lavoratori subisca un tracollo: ecco allora rivivere lo zapping, il sacro sport della nostra adolescenza. Le dita si muovono leggiadre sul telecomando alla ricerca di qualcosa che non troveremo mai.
[2] Stiamo parlando naturalmente di TV Digitale, perché il televisore che ho in dotazione al momento non ha SKY. Al diavolo l’illusione di volontà che può dare MySKY, il fatto di poter registrare film e mettere in pausa un programma ogni volta che devo andare a pisciare: Lao Tze non avrebbe mai voluto interferire col naturale scorrimento di una pellicola. Piuttosto ben venga il caso, la probabilità stocastica di vedere un bel film come una cagata, o di non vederlo affatto: ben vengano i documentari sull’Amazzonia, i canali di poker e le televendite di seghe-elettriche-che-segano-l’acciaio-ma-non-segano-la-carne.
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