Tremila Battute vorrebbe essere Frank. Vorrebbe come logo il faccione di cartapesta di Frank, ma ce l’ha già Frank e non potrebbe toglierglielo neanche volendo (e infatti non vuole).
Ama la musica matta di Frank, la sua idea di cos’è una hit commerciale, la sua totale ignoranza di come funziona il mercato discografico e il suo riuscire a fare successo facendo tutto ciò che normalmente non ti porta al successo.
Come Frank, Tremila Battute ambisce alla popolarità aTremila Battute vorrebbe essere Frank. Vorrebbe come logo il faccione di cartapesta di Frank, ma ce l’ha già Frank e non potrebbe toglierglielo neanche volendo (e infatti non vuole). nche se sa benissimo che non saprebbe reggerla, vorrebbe essere riconosciuta per strada mantenendo addosso la comoda e calda coperta dell’anonimato.
Se Tremila Battute dovesse fare il passaggio da Aspirante Rivista™ a Blog dell’Anno™, se dovesse essere presentata sul palco del South By Southwest delle riviste letterarie (ovvero Firenze RiVista) da Chuck Palahniuk, se su quello stesso palco David Foster Wallace redivivo dovesse fare un reading musicato con il meglio dei racconti (di Tremila Battute, non di DFW), ecco che allora Tremila Battute finirebbe per scappare a gambe levate davanti al pubblico osannante, rinchiudendosi da qualche parte e uscendo solo quando nessuno se ne ricorderà più, proprio come Frank.
Tremila Battute vorrebbe non avere ambizioni, accontentandosi di cantare “I love you all” in una bettola qualsiasi. Nell’attesa di raggiungere la pace interiore ospita racconti ispirati alla musica di artist* indipendenti di cui avreste dovuto sentire parlare, almeno quanto avreste dovuto sentire parlare di Frank.
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