Un uomo aveva sognato che il mondo era finito. Quando si svegliò scoprì che il mondo era finito davvero. Allora si tolse le ciabatte e tornò a dormire.
Il papa aveva concesso l’indulgenza plenaria. Dato che le chiese e le cerimonie erano interdette, aveva detto che i fedeli potevano ottenerla attraverso i social. I fedeli, contriti, misero un like.
Uno scrittore si vergognava molto perché nella situazione di disperazione e disastro generale si sentiva eccitato come la notte di Natale. Scrisse un libro fiume in preda a un’ispirazione furibonda, giorno e notte, come se fosse sotto dettatura, come se fosse soltanto il tramite per un messaggio più alto, ecc. ecc. Purtroppo il libro non era buono.
Un depresso pensò che finalmente anche gli altri avrebbero capito cosa significava sentirsi come se il mondo stesse finendo, come se la vita fosse una quarantena durante un’epidemia globale. Quando anche gli altri ebbero capito si suicidò.
Gli animali si stavano riappropriando delle città. Un tasso era stato visto correre nella zona delle poste di Firenze. Dei cervi a Parigi erano stati fotografati assopiti sotto la pensilina del bus. A Londra volpi e scoiattoli si stanziavano nei giardini della gente. I gatti mangiavano gli occhi dei padroni morti.
Una donna faceva yoga e meditava ogni mattina. Si era data un rigore. Aveva sincronizzato il respiro. Riusciva a scaldare l’acqua per il tè con il pensiero. Poi verso le quattro perse purtroppo la testa perché il suo ragazzo non aveva alzato la seggetta del cesso.
Un uomo scrisse su Facebook che stava imparando moltissimo da questa situazione. Pazienza. Ascolto. Creatività. Erano le sue parole d’ordine. Per esempio inventò una nuova coloratissima bestemmia quando saltò la connessione.
Un uomo si fece un selfie al giorno con l’hashtag #resiliente finché il suo corpo non venne bruciato insieme agli altri dalle macchine che avevano preso possesso del mondo.
Il presidente del consiglio annunciò a reti unificate che la quarantena andava prolungata ancora di un anno. In ogni caso, avvertì, l’asfalto fuori si era liquefatto a causa delle temperature sempre più elevate e aveva ingoiato le auto. Per quanto riguardava le attività commerciali sarebbero rimasti aperti soltanto i negozi di olive ascolane.
Una coppia aveva ogni sera un appuntamento su zoom con le rispettive famiglie. Non avevano mai parlato tanto neanche prima della quarantena. Così dopo sei mesi non sapevano più che dirsi – considerato poi che stando sempre in casa non c’era niente da raccontare – e la coppia costruì dei fantocci da mettere davanti alla telecamera al loro posto. Iniziarono a usare i fantocci anche nella videochiamata serale con gli amici. Tutti, col tempo, ebbero la stessa idea. I fantocci restavano connessi h24, impassibili. Non vi dico la faccia del venusiano quando, durante l’invasione, si trovò davanti la seguente scena.
Un uomo, dopo vari mesi di quarantena da solo, iniziò a parlare con la caffettiera. Le chiese come lo vedeva e la caffettiera gli rispose: in tutta onestà? ti vedo e non ti vedo. L’uomo la colpì ripetutamente con un badile. Solo dopo capì il madornale errore che aveva commesso.
Un uomo che aveva fatto dieci giorni di meditazione vipassana disse a tutti che per lui la vita in quarantena era come bere un bicchiere d’acqua. In effetti, né il virus né la solitudine lo uccisero. Ma un bicchiere d’acqua sì. Fu ritrovato soffocato sul divano mentre in tv il fantoccio di Lilli Gruber parlava col fantoccio di Cacciari.
Un giornalista disse che l’aveva detto. Tutto quanto. L’aveva previsto. Se solo avessimo avuto orecchie per ascoltare. Poi volò via nella notte emettendo ultrasuoni.
Un uomo aveva sognato che il mondo era finito. Quando si svegliò il mondo era sempre lì, come lo aveva lasciato. Allora si tolse le ciabatte e tornò a dormire.
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