Questo segno, noto ai più come “pollice in su” o semplicemente “il pollice”, indica da sempre l’intromissione da parte di una qualunque entità nella nostra cosiddetta comfort zone.
Per esteso, può essere chiamato “un pollice” una persona che imponga le proprie idee o ci costringa – volontariamente o meno – a cambiare le nostre.
Lorenzo è proprio un pollice; non vorrei essere un pollice e invadere i loro spazi; tanto, sotto sotto, sono tutti pollici.
È inveterato l’utilizzo di questo segno per indicare brusche interruzioni di percorso e deviazioni in senso lato, nella carriera lavorativa come nei rapporti amorosi o nella vita stessa (la morte è “il pollice” per antonomasia, e il gesto, quando riferito al decesso di una persona cara, è spesso accompagnato da una violenta oscillazione verso l’alto).
Non ci è concesso alzare il pollice quando Lei arriva per noi (proverbio).
Si vuol far risalire questo gesto al pollice che il re soleva infilare nel culo dell’amante della moglie durante l’amplesso congiunto, mascherandolo da sollazzo.
Tutti conoscono questo segno come il cambio di prospettiva. Esso viene compiuto da una o da entrambe le mani a indicare i nuovi occhi con cui guardare una realtà particolare, solitamente negativa, come il tradimento della fidanzata o un licenziamento.
In realtà, anticamente il gesto indicava sì i nuovi occhi o il nuovo sguardo da apporre sulle cose – per il grande filosofo Ignazio era la realtà stessa a necessitare di un nuovo sguardo – ma in un senso non affatto edulcorante, come a dire che qualunque sia la prospettiva adottata la realtà rimane in effetti la stessa, una e inalterata.
In un famoso dipinto di Aureliano Perez l’uomo stolto è rappresentato con le dita messe a mo’ di occhiali e il volto giulivo mentre la sua casa arde di un fuoco maestoso con tutta la famiglia e gli amici che urlano disperati dalle finestre.
Il dito medio è Dio. Il dito più lungo della mano ha l’ovvio e istintivo significato di qualcosa d’importante, di superiore; il più delle volte, appunto, l’Assoluto.
Il sacerdote, da dietro l’altare, alzò al cielo il dito medio seguito a ruota dai fedeli, che quindi uscirono dalla chiesa.
Non è raro, in ogni caso, usare questo gesto in contesti terreni e più circoscritti, per indicare la guida o per investire qualcuno di un qualunque potere. In un ufficio esso sarà riferito al capo o al manager, in una famiglia al padre o ad un fratello maggiore, ecc., per quanto un tale uso possa talvolta risultare stucchevole ed eccessivo.
Non si conoscono flessioni negative del suddetto gesto né potremmo mai immaginarcele.
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