Lunedì
Lunedì ero in auto con mia madre che mi ha detto:
«Fai attenzione, che là c’è una curva che stringe all’improvviso, prendila piano».
«Sì, mamma, certo mamma».
Trenta secondi dopo al posto del cofano c’era un albero.
Martedì
Prima di andare a letto mi dimentico di togliere le lenti a contatto, tanto durante il sonno vanno dietro l’occhio e non le vedo più. Faccio questa cosa da anni. Non credo che le mie emicranie ne siano in qualche modo collegate, perché, a pensarci bene, è possibile vedere la lente a contatto quando la indossi? No, dunque se non la vedi non esiste.
Mercoledì
Mi si è intasato il cesso, ma non ho capito perché. Dal wc è uscito un liquame denso e appiccicoso di un colore non definito ma tendenzialmente marrone che si è riversato sul pavimento del bagno. Uno schifo terribile. Dare il cencio e più in generale pulire mi sembra una cosa inutile e forse addirittura rischiosa. Per mettermi le lenti a contatto davanti allo specchio ormai devo indossare degli stivali di gomma. Prima ho pisciato direttamente dalla soglia della porta perché ero scalzo e non mi sembrava il caso di infilare i piedi nudi in quella merda. Non si sarà intasato per quello che ci ho buttato dentro ieri? Non avevo poi molto in casa con cui nutrirmi, poi mi faceva fatica lavare i piatti e quindi era da un po’ di giorni che andavo a mangiare fuori, non proprio tutti i giorni, ma quasi, così mi sono dimenticato in frigo un intero roast beef a cui avevo tagliato solo due fette. È rimasto lì per almeno tre mesi. Aveva cambiato colore e sulla sua superficie si erano formate delle bolle di sudore dentro alle quali scodinzolavano dei vermetti bianchi. Era una cosa così schifosa che non sapevo dove buttarla. Nel cesso, mi ha detto la mia ragazza. Così ho fatto, ma il pezzo di carne era talmente grande che non veniva risucchiato via dallo sciacquone. L’ho spinto giù con lo scovolino ed è scomparso dalla mia vista. Che sia stato quello a intasare il cesso?
Giovedì
Sono andato da Maurizio che aveva comprato qualche grammo di coca. Da quando tiro su, la mattina dopo ho certi disturbi intestinali che non vi sto a raccontare e poi il giorno dopo non riesco a concentrarmi molto bene, ma sul lavoro ci sono i miei colleghi che sono sempre attenti a tutte le norme di sicurezza, così anche se faccio un po’ tardi il giovedì sera mi sento tranquillo, io mi fido di loro, mi fido della loro intelligenza. Insomma, mentre preparavo una striscia, Maurizio mi fa:
«Ma lo sai che la cocaina la tagliano con del vermicida per cani?».
«Vermicida?».
«Sì, una sostanza che ammazza i vermi nell’intestino dei cani e quelli passano giorni a cacare per liberarsene».
«Menomale sono a casa tua, che io ho il cesso intasato».
«Ma ti rendi conto: vermicida per cani?».
«Ah – dico io mentre tiro su col naso – chi sa chi è quell’imbecille che si sniffa certa merda».
Venerdì
Oggi a lavoro è successo il solito casino con la pulizia della cisterna. Marco entra dentro la cisterna, anche perché io ero un po’ rincoglionito per la coca. C’è buio là dentro, per cui bisogna portarsi la torcia. Noi rimaniamo fuori perché ci sono gas tossici che ti fanno addormentare. Inoltre il gas è estremamente infiammabile, ci sono segnalazioni e cartelli ovunque che ripetono che non si deve assolutamente accendere nessun fuoco o nessuna scintilla in prossimità della cisterna perché altrimenti scoppia tutto, per cui facciamo sempre molta attenzione a non compiere nessuna azione che sia infiammabile, tutto questo per dire che seguiamo Marco dall’esterno guardando i movimenti della luce emessa dalla torcia. A un certo punto starnutisce.
«Tutto bene Marco?»
«Sì – grida lui – ho solo starnutito. Però dio quanto puzza uno starnuto dentro a una maschera antigas»
E si toglie la maschera. Vediamo la torcia che cade per terra e sentiamo un tonfo.
«Marco?»
Non risponde.
Francesco entra dentro la cisterna per andarlo a salvare e pochi secondi dopo sentiamo un altro tonfo, come un sacco di patate che cade per terra. Allora Giovanni lo segue. E sentiamo un altro tonfo. Entra pure Federico. Poi Giuseppe. Leonardo. Francesco. Alessandro. Tommaso. Andrea. Mattia. Gabriele. Tancredi. Diego. Edoardo. Emanuele. Vittorio. Domenico. Sandro. Alfredo. Simone. Lorenzo. Michelangelo. Agostino. Adriano. Gaetano. Guglielmo. Fabrizio. Ermanno. Fabio e anche Claudio. Per ognuno di loro c’è un tonfo come un sacco di patate che cade per terra. Alla fine rimango solo io. Penso che se devo salvare tutta questa gente dall’asfissia dovrò fare una bella fatica, allora mi accendo una sigaretta ed entro dentro alla cisterna.
Sabato
Mi piace il sesso strano e la mia ragazza mi asseconda solo nel fine settimana. In particolare adoro i cockring. Quest’ultimo sabato sera la mia ragazza arriva a casa mia tutta contenta. Mi dice:
«Sento puzza di bruciato» mentre mi porge un regalo.
«Abbiamo avuto un piccolo inconveniente con la pulizia della cisterna» rispondo mentre lo apro.
È per l’appunto un cockring in titanio inossidabile, una lega indistruttibile. Lei ride dicendo che almeno conterrà la potenza del mio cock. Però guardandolo attentamente mi sembra un po’ stretto.
«Provalo!»
«Ma non sarà piccolo per il mio cock, baby?»
«Ma no, poi basta che te lo fai afflosciare e va tutto a posto».
Me lo infilo e iniziamo a baciarci. Lei mi spegne la sigaretta su un capezzolo e il ring in titanio viene completamente riempito dal mio cock, solo che effettivamente è un po’ stretto, anzi è decisamente stretto, anzi mi sta facendo male.
«Mi fa male, baby».
«Come ti fa male?»
Il cock deborda fuori dal ring che quasi quasi sembra scomparire nella pelle gonfia del mio cock.
«Fattelo afflosciare».
«Baby mia, se non ti rivesti è impossibile».
Lei ride e mi bacia
«Ahi – dico io – smettila, mi fai veramente male».
Lei si riveste, forse un po’ preoccupata. Due ore dopo il mio pene è diventato blu e sto sudando dal dolore. Non vuole afflosciarsi. Saliamo in macchina e andiamo all’ospedale. L’infermiera alla reception ci chiede qual è il problema. Io le mostro il mio cock blu. Lei ci dà codice rosso. Vengo messo su una barella e trasportato di urgenza da un dottore, il quale guarda il mio cock gonfio, ritto e blu e sentenzia:
«Il ring ha bloccato le vene del circuito per il deflusso del sangue, per cui il tuo cock è in stallo, se non facciamo qualcosa andrà in cancrena e tu morirai».
Arrivano i pompieri con una sega circolare. Tutti che guardano il mio cock e lo maneggiano. Dio che vergogna. Accendono la sega circolare e tentano di tagliare il ring, ma è in titanio inossidabile.
«Brutto affare» Si lascia scappare un pompiere asciugandosi il sudore dalla fronte e scambiandosi un’occhiata pensierosa col dottore.
«Che facciamo?»
Il dottore mi mette una specie di bastone di plastica in mezzo ai denti e chiede all’infermiera di prendere qualche garza e diverse sacche di sangue per prepararmi a una trasfusione, poi afferra delle forbici e mi dice di guardare verso l’alto. Io guardo verso l’alto e sospiro. Questi sabati sera finiscono sempre così.
Domenica
Dopo anni di sacrifici e studi ho scoperto come risolvere la fame nel mondo, ma quando ho aperto il computer per postare la soluzione a tutte le sofferenze umane, non so come ma si sono ritrovato a guardare un porno. Mi sono detto che avrei salvato l’umanità tra cinque minuti, ma poi ho continuato a passare da un video all’altro, osservando il tutto con malinconica nostalgia. Dopo ero troppo stanco e mi sono appisolato. Poi era sera e ho guardato un film. Poi, boh, forse non mi sembrava più tanto importante quello che avevo scoperto e dovevo svegliarmi presto perché il giorno dopo sarebbe ricominciata la settimana.
Lunedì
Lunedì ero nella nuova auto appena comprata con mia madre, che mi ha detto:
«Fai attenzione, che là c’è una curva che stringe all’improvviso, prendila piano».
«Sì, mamma, certo mamma».
Trenta secondi dopo al posto del cofano c’era nuovamente un albero: lo stesso.
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