Per la prima volta da quando, sotto Natale, mi portava a vedere Il re leone o qualche altro film Disney che poi è diventato Pixar e che poi ho deliberatamente iniziato a disertare, vado al cinema con mia madre. Sono cambiate molte cose dai pomeriggi in cui mi sistemava di peso su poltrone che sembravano gigantesche, principalmente l’estetica e l’odore delle sale, anche se non solo. Vent’anni più tardi, non è tanto importante che film stiamo andando a vedere, ma quali argomenti cercheremo di evitare grazie ad esso.
I miei amici d’infanzia, quelli con cui ho passato ogni singola festa comandata e giorno di vacanza da prima che io ne abbia memoria fino all’adolescenza, da un po’ di tempo hanno iniziato a sposarsi, trasferirsi in paesi con un’economia in crescita, comprare appartamenti, trovare lavoro in aziende importanti. E anche mia madre, che in tutta quest’aria di cambiamento non voleva sentirsi da meno, ha venduto la casa dove sono cresciuta e da cui quasi tre anni fa sono uscita portandomi dietro uno scatolone di lenzuola e una lampada da tavolo gialla, e se n’è tornata in Sicilia a godersi “gli anni migliori”.
In ogni caso, oggi siamo qui. E’ settembre inoltrato e visto che il mare dalle sue parti inizia a essere agitato ha deciso di fare un salto al nord con un vassoio di cannoli comprati all’aeroporto, ma comunque molto buoni. Si ferma solo qualche giorno e dormirà da mia sorella, che ha una bella villetta spaziosa in campagna insieme al marito dentista. Quando mi ha chiamata per dirmelo e domandarmi “se avrei trovato un momento per lei”, oltre che per informarmi che Ravi, il ragazzo di origini indiane che frequentavo al liceo – e che le telefona tuttora regolarmente – sta per convolare a combinate ma in ogni caso giuste nozze con una giovane e graziosa attrice televisiva, il cinema mi è sembrato l’unica soluzione possibile per conciliare i miei doveri di figlia con la necessità di aggirare tutta una serie di aggiornamenti, domande e preoccupazioni genitoriali che sentivo incombere implacabili e inesorabili sulla mia testa evidentemente piuttosto inadatta alla mia età anagrafica.
Due ore di fronte a uno schermo, l’intersezione perfetta tra il “passiamo del tempo insieme” e la totale alienazione reciproca. Un orizzonte dorato sempre pronto a risolvere situazioni irrecuperabili. Non avevo considerato una cosa però. Di questa stagione, al cinema non c’è niente che possa nemmeno lontanamente avvicinarsi ai margini della decenza.
Al termine di uno studio attento dell’offerta, la scelta cade su un film americano con una famosa top model che fa il suo esordio da attrice. Arrivo in anticipo e la trovo già in coda per i biglietti. L’atrio è strapieno di ragazzini che ridacchiano e comprano bottiglie di coca cola e pop corn. Mia madre sfoggia un’abbronzatura invidiabile e un’espressione che posso facilmente parafrasare con un “si può sapere dove mi hai portata”. Aspettando l’inizio, le spiego la faccenda della modella convertita a attrice, cercando con poco successo di suscitare almeno un po’ di curiosità.
La sala è così stipata di liceali che passano il tempo a fotografare lo schermo con i cellulari e commentare con gridolini entusiasti ogni scena in cui compaia la fantomatica di cui sopra, da farci sentire come due forme di vita preistoriche capitate là dentro per caso. Immagine fantasiosa, ma non così distante dall’effettiva realtà delle cose. Se avessi ancora quindici anni questa roba mi piacerebbe? Non riesco a darmi una risposta, sono troppo occupata a percepire il totale fallimento della mia strategia diversiva.
All’uscita, accompagno mia madre alla fermata dell’autobus inanellando frasi a caso sull’educazione sentimentale dell’adolescente statunitense tipo. Intorno a noi, il pubblico di cui abbiamo paurosamente alzato l’età media è impegnatissimo a inviare agli amici le immagini scattate poco prima. L’autobus compare da dietro la curva, lei mi dice di ricordarmi di mangiare e di chiamarla ogni tanto, e mentre un’orda di minorenni armati di biglietto corsa singola ci separa, da qualche parte una voce grida “che cosa stai facendo?”.
Rispondi