Un documentario in quattro episodi sul maestro dell’animazione Hayao Miyazaki
Ep. 1
Dice che non gli rimane molto tempo, ma in realtà chi sa per quanto ne avrà ancora. Non fa altro che massaggiarsi la testa, è vecchio, è stanco. Continua a borbottare, poi strizza gli occhi e li chiude per un mezzo minuto buono. Qualcuno lo porti a fare una passeggiata in campagna, qualcuno prenda quel suo grembiule e lo butti via, per l’amor del cielo. Ripete gli stessi gesti e gli stessi segni sulla carta, e la cosa più interessante di quest’anno è stata quando ha preso dei vecchi pastelli da un cassetto e li ha usati per colorare una tavola. Dice che quella tavola contiene una grande potenza.
Ep. 2
Ho sempre pensato che quelli come lui si calassero nella vita come fanno gli eroi nell’epica, che la prendessero a piene mani.
In cambio si chiede loro una morte giovane, violenta, o dolorosa, oppure tutte e tre le cose: a piene mani anch’essa. Eppure qualcosa mi dice che devo smetterla di leggere le vite degli altri, quando strascicano i piedi da un muro a un cortile e poi di nuovo a un muro. Non porta a nulla di buono, se non a confondere le parole con i fatti. Secondo i fatti le persone strascicano i piedi, per lo più; secondo le parole arriviamo sulle creste delle montagne, a combattere contro gli dèi, a giocare con i giganti, a cavalcare un ronzinante. A cosa dovremmo fare più attenzione? Al rumore delle suole che strisciano in terra o alle botte delle ali sul vento?
Ep. 3
L’ombra di un genitore gigante inizia al centro dell’universo e si espande fino ai suoi orizzonti, l’unico modo per sfuggirle è diventare santi o pazzi. Quando chiedi a un tale genitore di scegliere tra l’ucciderti o il lasciarti libero significa che non sei santo, e se a quel punto non ti ammazza, allora non può più averti. Sei dunque fuori dal cono d’ombra, ma buona fortuna! non sarà facile convivere con l’idea di essere sbucato dal niente.
Spesso si resta nel cono d’ombra per tutta la vita, ma la crudeltà, se così si può dire, sta nel farlo notare.
Ep. 4
C’è un uomo anziano, un regista, un mangaka, che ha avuto grandi onori, che ha una mente capace di creare colori e mostri e cani e gatti e pupazzi e grandi castelli, e piccole mani che stringono mani più grandi, si avvinghiano ai colli e alle vite, e occhi grandi e occhi piccoli, un mondo narrato da frasi solenni, fatto di prati fioriti e scoppi di bombe, carne tagliata, e poi dolore, paura e morte, e infine molto altro.
L’ho osservato per lo più strascicare i piedi e allora non ci ho capito più niente: cos’è veramente la miglior arte? Una menzogna?
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