Quando i miei simpatici amiconi di Infugadallabocciofila mi hanno assegnato The Hateful Eight da recensire, la prima cosa che ho pensato è che la patata bollente di Febbraio sarebbe rimasta nelle mie mani e gli sono scoppiato a ridere in faccia: sempre a me la patata bollente, eh? Perché nessuno avrà mai il coraggio di dire che Tarantino ha fatto proprio una…
E’ sempre difficile la posizione di chi dall’alto del proprio gusto e delle proprie esperienze si arroga il diritto di giudicare il lavoro creativo di un altro: giudicare implica sempre e comunque essere giudicati. Per parlare di The Hateful Eight sono andato a cercarmi un po’ di recensioni scritte da quelli bravi, da quelli che le sanno fare e quindi possono farle (come sostiene un membro di Infugadallabocciofila che ci intima continuamente di non recensire niente: non recensite niente, per l’amor del cielo, non recensite niente). C’è chi sostiene che il postmoderno di Tarantino sia maturato. C’è chi parla di diritti e doveri e leggi anticostituzionali. C’è chi tira in ballo il complicato rapporto tra Dio e suo figlio crocifisso sulle note di Morricone. Ma quello che ho scoperto nelle varie recensioni vere scritte da quelli che la sanno lunga è che c’è un esagerato livello di paura nel dire che Tarantino ha fatto un grande, grandissimo…
Il passo successivo è stato quello di domandarmi perché la gente avesse paura di fronte a Tarantino. Beh… insomma… voglio dire… forse basta pronunciare la parola Tarantino per rivivere tutte quelle interminabili ore trascorse a guardare e riguardare i suoi film. Potrei addirittura calcolare le settimane o i mesi che io singolarmente ho speso per mandare giù a memoria alcuni suoi capolavori. Quando ero in prima liceo convinsi la ragazza che mi piaceva tanto ma proprio tanto a guardarsi al buio con me nel salotto di casa mia coi miei genitori che erano fuori chi sa dove, la convinsi a guardare Pulp Fiction mentre io doppiavo l’intera pellicola per farle vedere quanto ero bravo e con una memoria duratura. Nonostante questa ridicola performance ci mettemmo comunque insieme, ma ho sempre segretamente ringraziato Tarantino per i baci di lei.
Io ho paura a dire che The Hateful Eight… cioè voglio dire che io… io ho paura.
Sono andato a vedere The Hateful Eight con Giovanni, Carolina e Beatrice. Carolina mi ha detto: Avverti il mondo, Dio mio, Tandoori, avverti il mondo, che questo film, questo film è…
Non solo io ho paura, ma anche i critici cinematografici (quelli veri, quelli che il membro segreto di Infugadallabocciofila sostiene che noi non potremo mai essere) hanno paura, forse addirittura più paura di me. Insomma, voglio dire che io per lo più in modo un po’ folle ho creduto di conquistare romanticamente le grazie di una giovane e bella fanciulla con i film di Tarantino, ma i critici cinematografici si sono spinti ad una celebrazione ontologica e metafisica e storico-universale del regista statunitense, scommettendo su di lui tutta una carriera di articoli retribuiti e interviste ad attrici affascinanti. Loro, i critici veri, non hanno paura, ma sono proprio terrorizzati. Vi immaginate cosa succederebbe se scrivessero un articolo contro Tarantino per poi vederlo salire su su nell’Olimpo dei botteghini? C’è una reputazione da difendere, ci sono dei soldi di mezzo e quasi sicuramente qualche monografia da scrivere.
Certo, giudicare è sempre molto difficile e il più delle volte è anche ingiusto. Inoltre non si può pretendere da un grande artista di azzeccarle tutte, non si è sempre all’altezza della propria reputazione, e questa è una cosa umana. E se commette nella propria carriera degli errori, non si dovrebbe allora giungere alla conclusione che l’artista in questione sia ormai finito per sempre e che allora anche le sue opere precedenti hanno perso di valore. Si può essere equilibrati perché in fondo non c’è nulla di male nell’inciampo. C’è sempre speranza anche dopo qualsiasi brutta storia.
Però questa rimane una brutta storia.
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