Sai mentre guardavo questo film, piangendo dall’inizio alla fine, io pensavo solo che ci sono due cose possibili, la prima è andare in analisi. Parlavo con mia madre, che mi consigliasse uno bravo. Ecco mamma, non vorrei dover fare tutto il penoso processo di ricerca di uno serio, sensato, mi capisci? Non vorrei nemmeno uno psicanalista per cui dovermi indebitare, che non sono ambizioso, lo sai, o non in un modo convenzionale, insomma, l’hai capito che voglio un analista della mutua?
Mentre guardavo il film franco svizzero di Claude Barras scritto da Céline Sciamma (Nascita delle piovre, Tomboy, Diamante nero), io pensavo che le soluzioni possibili fossero due: o andare in analisi, o andare al cinema a vedere questo film. Che mi faceva bene, che in verità avevo solo una gran voglia di farmi un pianto, ecco quello di cui avevo bisogno.
Il film è bellissimo. Il film parla senza scadere in discorsi ideologici, politici, ma sostando nel presente, scardinando un linguaggio e proponendone uno che è quello del presente.
Dopo, in un bar veneziano ma non nei prezzi, io non riuscivo a dirne niente di sensato. Solo pensavo se avrei messo anche domani questo film tra i due tre che più mi hanno toccato negli ultimi anni (sono due film per l’esattezza, A separation, quando uscì e mi toccò il cuore, e La vita di Adele, che quella era la vita vera). Bene, detto questo io lo so che dovrei aspettare domani per scriverne e che non si può consigliare un film, che il modo giusto per vedere un film è non aspettarsi niente da un film e vedere quel film, e so anche che è solo il nostro momento presente, la nostra predisposizione, che determinerà l’impressione. Tutto vero. Ma detto questo, ciò che mi sento di dire è: lasciate tutto e seguitemi.
Indossate il mantello e andate a vedere questo film.
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