Una cosa che ci piace tantissimo ma proprio tantissimo da fare con il mio papà e la mia mamma è andare a fare le passeggiate nella campagna dove ci sono tanti uccelli che cantano. Andiamo sempre in macchina e io sto dietro legato con la cintura mentre il papà e la mamma parlano di cose che io non capisco bene, spesso sono cose di lavoro, altre volte di quello che sentono al telegiornale o alla radio, che ascoltano mentre guidano, altre volte parlano dello zio e di quello che ha fatto o non ha fatto e della nonna che non sta bene e io mi preoccupo tanto che poi guardo fuori dal finestrino e vedo tanti alberi, mentre andiamo in campagna, che quasi quasi mi sembra di esserci di già là in mezzo alle piante, dove ci sono tutti quegli animali che fanno ciù, pii, taaaa, muuuu. Quando poi arriviamo, la mamma mi tira fuori dalla macchina e mi dice che devo stare attento, non correre, mentre già corro, fai attenzione alle auto, mentre passa un furgoncino bianco. Poi ci incamminiamo per un sentiero segnato con dei colori rossi e gialli a strisce sul tronco degli alberi. Al papà piace tanto guardare gli uccelli, ha un binocolo e sta fermo a volte per tantissimo tempo, poi me lo passa e mi dice guarda che bello quello, è un’upupa, ascolta il verso che fa. Una volta abbiamo visto una civetta che ruotava la testa così tanto che sembrava che si stesse per svitare via dal corpo. Stava così ferma che a me ricordava un sasso. Mio papà ha riso un sacco quando glielo ho detto e io ero contento che ridesse, allora gli ho detto che sembrava anche delle patate, ma ha riso meno, così ho detto cacca e la mia mamma mi ha sgridato, non ho capito bene perché, nessuno rideva più.
A volte passiamo attraverso i ruscelli. Il rumore dell’acqua è bellissimo e io mi sento così contento di infilarci dentro i piedi, anche se la mamma si arrabbia un sacco. La mamma è sempre arrabbiata per quello che faccio, ma il papà invece mi spiega i nomi delle cose. A volte si ferma e mi dice che quello lì è un fungo, una Spugnola. Mi spiega che dobbiamo avere cura dei funghi, delle piante e degli animali. Mi accarezza la testa. Io voglio bene alla mamma, ma il mio papà è pazzesco.
Poi arriva sempre il momento in cui facciamo il picnic. La mamma si siede su una roccia in un punto pieno di luce calda e il papà si mette accanto a lei. Mettono una coperta per terra e sopra ci appoggiano un sacco di cose buone da mangiare. Ci sono le verdure lesse, però non le mangio contento, c’è anche il prosciutto, lo mangio sempre tanto, la schiacciatina, il pane, le pesche, i mirtilli, la marmellata, il succo di albicocca, la cioccolata, oh quanto mi piace la cioccolata. Quando abbiamo finito di mangiare, il papà rimette a posto tutto, mentre la mamma sospira in silenzio guardando il verde degli alberi e pensa ad alta voce, dice cose tipo ma come sono belli i fiori, come profumano, e sorride. Poi si distendono sulla coperta che abbiamo usato come tovaglia. Si abbracciano e controllano che io sto facendo il sonnellino e quando pensano che io sto facendo il sonnellino si addormentano anche loro.
Ma io non sto facendo il sonnellino.
Appena li sento russare io li guardo per un po’ e la prima cosa che faccio è che mi allontano. Appena sono lontano, afferro un sasso o un pezzo di legno e lo tiro contro gli uccelli. Non succede spesso, ma adoro quando riesco ad abbatterne uno. Vado lì davanti a lui mentre sta agonizzando e lo guardo per un po’ negli occhi, ha due palle nere come una noce andata a male che se la mangio non è tanto buona e la sputo tutta, e poi salto sopra con entrambi i piedi all’uccello. Voglio distruggerlo. Poi sputo sul cadavere, tanto quella bestia schifosa piumata non potrà mai raccontare la sua storia. Poi prendo delle piume e le impasto col fango e ci faccio una specie di bambolotto su cui faccio sopra la pipì. Il bambolotto si scioglie con la pipì e allora lo ricostruisco con altre piume e altro fango. Ma non è facile colpire gli uccelli, è più facile sterminare le formiche o strappare la coda alle lucertole, vedessi come scappano quelle schifose senza coda, mi fanno schifo, io le eliminerei tutte. Io la mangio la loro coda, sa di ferro e sangue. L’osso al suo interno è tutto da sgranocchiare. Ma se non riesco a fare niente di questo, allora trovo un prato pieno di fiori e inizio a saltarci sopra, uno a uno, ridendo. Mi sembra una cosa carina vederli schiacciati i fiori, che perdono i petali, le api che non sanno più dove andare. Una volta, però, il papà mi ha visto farlo. Era pallido, la bocca spalancata, una lacrima che gli cadeva dall’occhio. Io ho visto che mi vedeva mentre saltavo sui fiori, distruggendoli, tenevo piume di uccelli in mano e la coda di una lucertola in bocca, allora mi sono fermato e gli ho fatto il dito medio. Poi sono corso giù per il bosco cantando felice.
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