Hollywood, ore 10.34 a.m. Temperatura 29° C. Umidità 24%. Soleggiato.
Cinque minuti prima di entrare in scena Jim è dentro ad una roulotte. Ascolta Nancy Sinatra. Fuma una sigaretta. Beve del whisky. Il tempo non scorre mai mentre è al trucco. Seduto davanti allo specchio guarda un volto che non è più il suo ormai da troppo tempo, da troppo tempo il suo volto è quello di Andy. Ha perso i confini del proprio io.
Jim sorride e dice la prima cosa che gli passa per la testa. La truccatrice, una certa Olivia, ha paura, perché ogni sua reazione potrebbe scatenare un delirio da parte di Jim.
Jim ha gridato che i labrador amano sostare davanti alle ombre nelle giornate assolate.
Olivia non sa bene cosa pensare.
Sai perché? Domanda Jim o Andy o chiunque ci sia dietro a quel viso che sta truccando. Olivia ha paura a rispondere. No, afferma mentre spazzola le guance a Jim.
Perché hanno paura di non essere splendenti come la luce.
Molto poetico, Jim.
Chi è Jim?
Scusa, volevo dire… scusa Andy.
Ho sentito Jim a telefono qualche giorno fa, dice Jim, che si guarda allo specchio e vede Andy.
Che ti ha detto?
Che è triste e non si sente in grado.
Olivia prende la parrucca e comincia a sistemarla sulla testa di Jim con una delicatezza appresa a Parigi, quando da giovane studiava all’estero. Vorrebbe essere come una madre per quell’uomo lì. Vorrebbe metterselo tutto quanto in grembo o tutto quanto tra i seni e stringerlo forte e dirgli che è bravissimo, che sta facendo un lavoro ineccepibile, che non deve sacrificare così tanto in nome dell’arte, ma ha paura anche solo a pensarlo.
A volte è come se Jim, volevo dire Andy, leggesse nella sua mente. E quando lo fa Andy si infuria, spacca tutto, diventa volgare, non lo si riesce ad arrestare finché non è completamente ubriaco.
Gli incolla la parrucca alla testa umettando dolcemente le sue tempie con una saliva carica di ammirazione.
Sai cosa pensavo l’altra sera? Fa Olivia arrestandosi e guardando Jim negli occhi attraverso lo specchio. Quegli occhi sono sgranati e fissi e irremovibili.
Cosa? Chiede Andy; o Jim.
Che quando torno a casa mi sento una persona orgogliosa di te, anche se Micky, il mio gatto, miagola per la fame. Sai Andy, lo sto un po’ trascurando ultimamente Micky.
Perché lo trascuri?
Beh, lavoro veramente tanto in questo periodo.
Jim scatta in piedi in modo nevrotico e si volta verso di lei. Le lacrime che scendono copiose dal suo volto stanno rovinando tutto il trucco. I denti mordono il labbro.
Mi dispiace tanto, Olivia, mi dispiace tanto.
No, fa Olivia, non devi dispiacerti, io sono così contenta di essere qui accanto a te, sono così fiera di poterti aiutare a fare quello che stai facendo.
E si mette a piangere anche lei. I due si abbracciano. Si stringono forte e piangono a dirotto. In quel momento entra il regista, Miloš Forman. Ha cominciato a gridare prima di aprire la porta della roulotte, una giornata veramente di merda la sua. Stava urlando CAZZO ANDY, SIAMO IN RITA… e lì si è fermato, perché ha visto quei due che piangevano abbracciati.
Ma cosa…? Ma cosa cazzo…?
Jim si stacca da Olivia e si volta verso Miloš. Ha la faccia di un bambino disidratato.
Andy, fa Miloš, dobbiamo girare!
Jim scuote la testa per mimare un sì. Sembra una sua maschera comica da Ace Ventura, ma non lo è.
Il trucco, ti si è rovinato il trucco. Ma Jim si è già perso nella parte e sta correndo in camicia hawaiana davanti alle telecamere.
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